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Channel: Arregodus – A Serramanna
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Ziu Peppinu su bellu

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img089dVolantino distribuito a cura del Comitato Santa Maria 2013

Ancora oggi molte persone del paese ricordano Giuseppe Lasio noto come “Ziu Peppinu su bellu” che con tutta la famiglia abitava nell’unica stanza adiacente la chiesetta di Santa Maria. Periodicamente scendeva in paese per il solito giro della questua che serviva per il suo sostentamento. La questua consisteva in offerte di denaro o prodotti alimentari.

Durante il giro, trasportava a tracolla la cosidetta “Sa cascitta de Santa Maria“, in legno a forma di casetta o tempietto, con uno sportello in legno e all’interno una piccola statuetta che riproduceva la Santa, con degli ex voto e qualche collanina d’oro come voto di promessa. Per dividere tutto c’era un vetro di protezione. Era usanza di “Ziu Peppinu” ornare la base del vetro con delle erbe locali come il basilico, la menta di fiume, rose ed altri tipi di fiori profumati, per far si che aprendo lo sportello si sentisse un intenso profumo.

Si presentava di casa in casa con la caratteristica frase: Santa Maria Vi abisittada, mostrando Sa Cascitta con all’interno la Madonnina addobbata di fiori; le persone si chinavano con rispetto, toccavano il vetro e con le mani si facevano il segno della croce. Ogni famiglia conosceva il personaggio e tutti al suo passare lo salutavano cortesemente offrendo qualcosa.

Gli anni passavano continuando il tradizionale giro della questua ma il triste giorno arrivò anche per “Ziu Peppinu”. Dopo il suo decesso finì la tradizione storica de sa cascitta perché nessuno gli subentrò.

Per anni è rimasta custodita dai componenti della Società Santa Maria e grazie alla sensibilità di qualche componente della società sa cascitta è stata restaurata ed esposta nel Santuario di Santa Maria disposizione dei fedeli.

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Sin dal 1800 gli abitanti di Serramanna e di Samassi si rifornivano di acqua potabile alla fonte del pozzo S. Pietro, a circa 2000 metri dal Sagrato di S. Maria. L’acqua era ritenuta purissima e di alta qualità oligominerale data la grande profondità della sorgente. Da questo pozzo l’acqua veniva recapitata a pagamento alle famiglie Serramannesi da “Is Carrattonerisi” (addetti al trasporto con carri trainati da cavalli) dentro botti di rovere di 300 litri (Sa Vascella de S’acqua) che veniva travasata e conservata in grossi otri (Su Ziru) per poi essere utilizzata per bere e cucinare. Con il passare degli anni, l’acqua arrivo in tutte le case e così cessò anche l’attività de “Is Carrattonerisi”. Oggigiorno, essendo il pozzo inglobato nell’Azienda Gagliardi, è l’attuale proprietario che ne cura la purezza e la solubrità a seguito di una certosa opera di ristrutturazione. Il Sig. Gagliardi guiderà da bravo Cicerone, chiunque voglia visitarlo, poichè il sito costituisce meta di passeggiate rilassanti e gradevoli dato il contesto circostante di grande gradevolezza rustica dove tutto è ombra al sole e serenità, tra il profumo degli ulivi ed eucaliptus.

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“Pigau de Ogu”: credenze, superstizioni e riti raccontati da Tzia Maria di Serramanna

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Medicina de s'ogu

È risaputo che a Serramanna l’invidia e la gelosia sono di casa, sarà per questo che “sa mexina de s’ogu” è tutt’ora pratica diffusa nel paese e parecchie sono le persone che ancora la praticano.

Secondo la tradizione pare che talune persone siano in grado, perlopiù involontariamente, con il semplice sguardo di “infliggere” il malocchio su un’altra persona; i sintomi del malocchio si verificano sia a livello fisico, con mal di testa frequenti senza che ve ne sia causa patologica, cattivo umore e sintomatologia depressiva, che cagionare avvenimenti negativi, spesso all’interno della famiglia del colpito, come ad esempio un inspiegabile abbandono da parte del partner, un guasto all’auto o altri accadimenti di estrema gravità.

Nella tradizione e nella credenza popolare, esistono svariati metodi per proteggersi dal malocchio, ma è opinione diffusa che per debellarlo si debba necessariamente ricorrere a dei riti specifici. Così come pare sia la donna ad esserne prevalentemente vittima, è lei stessa l’unica capace di lanciarne di molto potenti; altrettanto i riti per scacciarlo vengono tramandati soltanto per linea femminile, infatti, solo la donna è l’unica depositaria del segreto della formula e a lei soltanto spetta esercitare il rito. Per diventare guaritori è fondamentale essere riconosciuti “persone adatte”.

A Serramanna, come detto, esistono tutt’oggi parecchie donne che praticano “sa mexina de s’ogu” e ho voluto interpellarne una; la chiamerò Tzia Maria. Preferisce rimanere anonima perché va tutti i giorni in Chiesa, ma sa che non dovrebbe fare queste cose (la Chiesa non approva queste pratiche n.d.a.) e altrimenti “su praidi mi faidi sa ramanzina e no mi onada sa Comunioi”.

Tzia Maria, mi vuole parlare di questa pratica? Per prima cosa, come si riconosce chi ha il potere di lanciare il malocchio?

Si riconoscono perché hanno “s’ogue crabittu“, cioè la pupilla più grande del normale, e sono persone invidiose e gelose della salute, del benessere e della buona sorte degli altri, ma il più delle volte “chini pigada de ogu”, lo fa senza rendersene conto, sempre però, coltivando sentimenti cattivi. “S’ogumau” può essere capace di colpire anche gli animali, le piante, la frutta, gli ortaggi, su tutto ciò che vive; qualcuno dice che possa riguardare anche il cibo, nel senso che la sua preparazione può andare a male, soprattutto riguardo le torte, che non lievitano, etc..

E quando ci si accorge di essere “pigausu de ogu” e ci si rivolge a lei, cosa succede?

Dico i “brebusu”, che sono preghiere come il Padre Nostro, l’Ave Maria e il Credo; uso il grano, l’acqua, il sale e l’olio. Per ottenere la guarigione sicura, devo ripetere il rito almeno tre volte; a volte ho dovuto ripeterlo anche nove volte. Una volta, per una bambina, ho dovuto chiedere l’aiuto di altre due signore. Per i casi più gravi bisogna farlo in tre.

La persona colpita deve venire da lei?

No. Posso recitare i “brebusu” anche distanza e senza vedere la persona colpita; è però necessario portarmi qualcosa che le appartenga , a meno che non sia una persona di famiglia o che conosco bene e allora non c’è bisogno di nessun oggetto personale. Solitamente devo sapere dove sta la persona e recitare rivolgendomi nella direzione in cui lei abita. Oppure faccio portare alla persona malata una bottiglia d’acqua “abrebada”per fargliela bere.

La “medicina” si deve ripetere tre volte per tre giorni di seguito

Quando termino la “medicina”, chiedo sempre “torramì risposta sia in beni che in mabi“, perché devo sapere se la persona malata è guarita, altrimenti devo ripetere il tutto perché il malocchio è molto vecchio o è molto potente.

Oltre alle preghiere, esegue qualche rito particolare?

Certo. Utilizzo un bicchiere d’acqua; ci metto una manciata “de trigu” (chicchi di grano), e dopo aver chiesto il nome della persona malata recito il Credo. Se davvero la persona è “pigada de ogu”, i chicchi di grano “si ndìpesanta e faidi bulluccasa” (sale in superficie e si formano delle bollicine sulla sua superficie); se il maleficio è molto forte le bollicine “zaccarranta” (scoppiettano).

A lei chi ha insegnato queste cose? E a chi le tramanderà?

Solitamente “il passaggio” si fa la notte di Natale. A me lo insegnò una zia, ma per essere più efficace deve essere tramandato da una mamma ad una figlia primogenita, ma io ero la seconda (ride n.d.a.). La persona che la fa’ la può insegnare solo a tre persone, e che siano più piccole di lei; quando la insegni ad un’altra persona, tu non la può più fare. Non funzionerebbe.

Non basta conoscere solo le preghiere quindi?

(ride n.d.a.) Sarebbe troppo semplice così. Bisogna soprattutto credere; sia chi lo pratica che chi lo riceve “sinuncasa no srebidi a nudda” (ride n.d.a.).

Diceva che capita di avere a che fare con malefici molto potenti…

Quando “sa pigada de ogu” è molto pesante, “de su dimoniu”, e i “brebusu” di una donna da sola non bastano, e vedi la persona, o capita spesso per i bambini piccoli,  “arrendia”, bisogna chiamare altre due “guaritrici”. Ci vogliono le tre parti: la medicina fatta con il grano, quella fatta con i sassi e quella fatta con l’olio, “a mei, scetti una mi n’danti imparau” (ride n.d.a).

Le tre donne si riuniscono in una stessa stanza col malato (nei casi gravi non è possibile farlo a distanza) e devono dire i “brebusu” comuni, e poi ognuna recita i suoi, che sono segreti (ognuna conosce i suoi n.d.a.); bisogna dirli a voce bassissima per non farli sapere alle altre, e ognuna fa i suoi riti però tutte e tre dobbiamo sputare sul malato, per tre volte consecutive. Se anche solo una delle tre non è “brava” il malocchio non andrà via.

Quindi “sa mexina de s’ogu” non è un segreto-segreto, o meglio delle parti sono “comuni”?

Diciamo di si. Almeno io credo così (si alza, prende delle cose dalla credenza e torna a sedersi al tavolo, di fronte a me). “Castia a mei”:

Prende un bicchiere, lo riempie d’acqua, e mette in successione, alternando  per tre volte,  un grano di sale grosso e un chicco di grano. Ripete (rigorosamente in sardo)questa “invocazione” (ho provato a trascriverla):

«Gesucristu Santu adinau una cosa,

chi ti pongiu una manu in fronti,

manuin fronti e in conca,

po chi no timmastacusta notti,

caandausu de Santu Juanni,

e dunaradaDeusu, ca su mellususeudeu,

su mellusubattiau,

a s’ogu sa luxi torridi

Custamexina de s’ogu d’appu fatta po (e si narada su nomini)»

Poi, bisogna buttare via l’acqua del bicchiere, sul muro, con le spalle girate, (nel muro non passano né gatti né uccelli né altri esseri viventi e quindi va bene perché così il malocchio non può più fare del male a nessuno.

T’appunau tottu su chi sciu, immui lassamì andai ch’è sonendipo sa Missa”, dice cordialmente Tzia Maria col sorriso sulle labbra.

Ammetto di non aver mai creduto a queste cose, ma conoscere questa persona mi ha fatto piacere e mi ha riportato alla notte dei tempi col suo carico di fascino arcaico custode delle tradizioni e dei riti magici che hanno il sapore dei racconti e delle superstizioni dei nostri avi.

Franco Putzolu, un amico

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L’Amministrazione Comunale di Serramanna ha promosso una lodevole iniziativa culturale per ricordare alla Comunità serramannese uno dei suoi Artisti, recentemente scomparso, il cui nome evoca, in chi ha avuto l’onore e il piacere di conoscerlo, un sorriso tra il divertito e il malinconico: Franco Putzolu.

Egli ha iniziato il suo percorso artistico a Milano, ma ben presto si è trasferito a Cagliari dove è stato, per molti anni, “la matita ricercata” dei lettori de L’UNIONE SARDA.

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Nelle sue “vignette” egli, a modo suo, ha tracciato la storia della sua Isola amata, ne ha sottolineato bonariamente le lacune culturali senza mai trascurare “un tratto” ammiccante alla speranza di un futuro più gratificante per un’isola troppo spesso abusata nei dépliants destinati ai turisti “mordi e fuggi”. Le sue due raccolte di vignette (“Sardus Filius” e “Penna all’arrabbiata”), sono state presentate dall’Amministrazione Comunale, rispettivamente, negli anni 1988 e 1996. Chi, come me, ha avuto l’onore e il piacere della sua preziosa collaborazione, non dimentica il suo sguardo, serio ma non troppo, il suo sorriso che mai si trasformava in risata rumorosa, il suo atteggiamento pensoso e riservato, però sempre proiettato ad un discorso mai urlato ma puntualmente suggerito con garbo. Lui era unico: era Franco Putzolu.

Conservo gelosamente i fogli su cui Franco tracciava velocemente i suoi tratti di pennarello, sotto gli occhi meravigliati degli alunni che vedevano comparire la caricatura del Preside di turno o del Professore magari un po’ “carogna”. Erano, allora, scoppi di risate e battute “pepate” che, a modo loro, rendevano omaggio all’Artista. E lui sorrideva timidamente, come quando raccontava, timidamente ma con malcelata soddisfazione, lo stupore dei suoi insegnanti ai suoi primi exploits da ragazzino-prodigio.

Franco è stato sempre un amico che non si risparmiava quando gli si chiedeva consiglio e collaborazione. Mi sono rimasti, come ricordi personali, l’originale del simbolo da lui creato per l’inaugurazione della nuova biblioteca comunale di Serramanna, dove avvenne la presentazione del suo primo libro, e quello del manifesto per la campagna di sensibilizzazione sulla talassemia. I suoi simboli erano immediati, partivano dal cuore.

Grazie, Franco!

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Questa memoria di Lui è importante per ricordare che Serramanna è sempre stata, e speriamo che continui ad essere, una culla di artisti. Sarebbe interessante scoprire il perché, se ce n’è uno. Intanto, sarebbe una iniziativa lodevole se l’Amministrazione Comunale istituisse un “Albo d’oro” (così potrebbe intitolarsi) nel quale iscrivere i nomi di tutti coloro che, per meriti artistici o altre nobili motivazioni, hanno dato o daranno lustro alla nostra Comunità. Questa, in sintesi, l’idea di base; tutto il contorno è lasciato alla fantasia, alle capacità e alla volontà di chi volesse raccogliere e condividere l’idea.

Mentre scrivo, vedo Franco vicino a me, in quell’ultima visita fattagli a casa (il suo rifugio sicuro) per una chiacchierata rilassante sui nostri rispettivi percorsi professionali e familiari. Mi è facile immaginare che avrebbe condiviso questa mia idea e, a quel punto penso che, ancora una volta, gli avrei chiesto collaborazione per realizzarla. E non ho alcun dubbio: ancora una volta, egli avrebbe sorriso assicurandomi il suo prezioso contributo.

Quella mostra con Putzolu

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Franco Putzolu

Franco Putzolu

Riportiamo una lettera inviata a L’Unione Sarda da Marco Guiso, residente a Quartu Sant’Elena, su una mostra che nel 1990 fece insieme a Franco Putzolu a Cagliari presso la galleria d’arte “La Bacheca”.

Quella mostra con Putzolu

Il recente omaggio del Comune di Serramanna alla memoria del compianto grande vignettista Franco Putzolu (clicca qui per vedere la galleria fotografica), prematuramente scomparso, mi ha riportato alla mente la mostra che nel giugno del 1990 facemmo insieme a Cagliari presso la galleria d’arte “La Bacheca”. Franco aveva esposto i suoi bei disegni colorati e le satiriche vignette, io le umoristiche caricature in forme plastiche dei politici più in vista. La mostra, sponsorizzata dall’Assessorato provinciale alla Cultura, ebbe un ottimo successo di pubblico e di critica, espressa su questo giornale da Franco Pellegrini. Ricordo che l’allora presidente della regione Mario Melis, avendo saputo che era stato “immortalato” in una mia scultura caricaturale, se la portò via e mi gratificò con una gentile lettera di ringraziamento. Ma anche Franco dovette pagare dazio con la gradita visita di Vittorino Fiori che, da raffinato intenditore, aveva a lungo ammirato il più bel disegno. Comunque, anche regalare gratifica gli artisti.

Marco Guiso
Quartu Sant’Elena

Comune di Serramanna (00) Franco Putzolu

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Franco Putzolu, un amico (2^ parte)

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Nella mia nota su Franco Putzolu, pubblicata sul sito “Aserramanna.it” il 29/10 u.s., confesso (non lo avevo mai detto ad alcuno) di avere “gelosamente” conservati alcuni suoi disegni e, in particolare, il logo per il dépliant stampato per la serata inaugurale della Biblioteca Comunale (22 dic. 1988). E’ prevista la presentazione del libro “Sardus filius” di Franco Putzolu.

Il  consigliere Guido Carcangiu, saputolo, esprime il desiderio di vedere i disegni e mi chiede di poter fare una scansione del logo per utilizzarlo in biblioteca. Non ho nulla in contrario. Così, la Giunta delibera di farne il logo  ufficiale della Biblioteca di Serramanna.

E fin qui tutto bene. Personalmente sono felice di aver contribuito a questa decisione. Ciò che non va, e costituisce un falso storico , è l’affermazione fatta nella delibera  n° 126 del 14/11/2013 nella quale si legge  che  “l ’illustre vignettista elaborò un logotipo per la Biblioteca Comunale”. Non è proprio così!

Il disegno  (non è una “bozza”) rappresenta la stilizzazione, in bianco e nero, di 4 libri disposti attorno ad un punto centrale ed è stato da lui concepito come simbolo significante di quella serata  del dicembre 1988,  a me donato da Franco, e non già come logo per la Biblioteca. Se così  non fosse,  la Giunta allora in carica (1985/90) avrebbe avuto il dovere e l’onore di utilizzarlo subito ufficialmente.

Questo   disegno  non è firmato da Franco Putzolu, come ho fatto notare al consigliere Carcangiu: jl perché è ovvio e chiaro. Così come è chiaro, e l’ho detto, che mi appartiene come dono fatto a me da un grande Artista ed Amico.

Questa vicenda mi ha un po’ contrariata .Ma, via ! Per sdrammatizzare, faccio una battuta scherzosa: spero che a nessuno venga in mente di rivisitare in chiave moderna “anche” qualcuna delle vignette di Franco esposte nella Sala Consiliare!

Maria Porceddu

Serramanna: le sculture di Giovanni Simbula andate perdute

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Hanno scritto e parlato di lui giornalisti e scrittori di fama nazionale e i critici milanesi lo hanno definito lo scultore dei cieli aperti per la sua peculiarità di inserire le sue opere nell’ambiente naturale.

Nato a Cagliari il 20 luglio 1941, dove tutt’ora vive e lavora, diplomato presso il Liceo Artistico di Cagliari, opera nel campo del teatro, della pittura e della scultura (in ferro, bronzo, marmo e cemento armato, utilizzando tecniche miste), e attualmente svolge attività di scambi culturali tra paesi Orientali e Occidentali, fondendo nei suoi elaborati artistici la cultura del periodo Nuragico con quella Orientale.

Nel 1971, vinse il Primo Premio “Opera Prima” nella Rassegna Artistica Culturale di Cagliari, facendosi notare per le sue capacità artistiche con il fil di ferro saldato.

Opera Prima (1971)

Opera Prima (1971)

Successivamente si specializzò nelle sculture col cemento armato.

Negli anni ’80 realizzò due sculture in cemento armato che andarono ad abbellire Serramanna. Nel 1980 realizzò una scultura che venne posizionata presso il parco giochi:

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Nel 1983 invece, una scultura, raffigurante una madre con bambino fu sistemata di fronte alla Chiesetta campestre di Santa Maria:

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Purtroppo l’incuria e gli atti vandalici hanno fatto sì che queste opere non arrivassero ai giorni nostri. È rimasto molto dispiaciuto quando gliel’ho detto.

«Lo scultore è homo faber per eccellenza – dice Simbula – proprio perché fabbrica, agisce con la materia, e dà forma in tre dimensioni alle sue creature».

Ed infatti, trasforma, modella e, con il tratto distintivo che predilige, il fil di ferro, disegna nello spazio le sue opere ricche di significati interiori. Il suo nome figura nel volume d’arte “Guida degli Artisti sardi contemporanei operanti in Sardegna e nel mondo”, nonché nel volume “Arte contemporanea internazionale della scultura” del Bolaffi. Le sue opere si trovano in numerose collezioni pubbliche e private, e in molti spazi all’aperto in molteplici luoghi della Sardegna.

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Nell’ultimo decennio la sua attività artistica si è rivolta anche al teatro, riproponendo riti sacri dei popoli antichi, in particolare del periodo nuragico, attraverso manifestazioni di tipo “spettacolare” (come mimica, costumi, maschere, musiche) e basandosi su sceneggiature ricreanti ambientazioni e immagini che in passato trovano espressione alla presenza dell’intera tribù o villaggio.

 

 

Serramanna, la piccola Parigi

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Düsseldorf, popolosa città tedesca adagiata sul Reno, fu definita, da Napoleone Bonaparte, “piccola Parigi di Germania”. Anche Bucarest, la capitale della Romania, bellissima città, conosciuta anch’essa con l’appellativo di “piccola Parigi”, per via dei moltissimi monumenti ed edifici di incredibile valore artistico e storico e per la sua aurea culturale e intellettuale, così come dimostrano i quasi 40 musei, i 22 teatri, le 18 gallerie d’arte e le molte biblioteche disseminati nel suo territorio.

In Italia, Bazzano, comune di circa 6.000 abitanti, il più piccolo per estensione della provincia di Bologna (dal 1° gennaio 2014 confluito nel nuovo comune di Valsamoggia, del quale è capoluogo) è da sempre definito “la piccola Parigi” per la sua vocazione elegante, commerciale e graziosa che la differenzia dai territori limitrofi. Ugualmente in Sardegna troviamo in Quartucciu un esempio di questo appellativo, in quanto si dice che i suoi abitanti “abbiano sempre la puzza sotto il naso, un po’ come i francesi”; ma la cittadina più conosciuta, con l’appellativo di “piccola Parigi” è senza ombra di dubbio Buggerru.

Buggerru, agli inizi del 20° secolo, contava un numero di abitanti addirittura cinque volte superiore alla popolazione attuale, poiché in quegli anni visse l’epoca più prosperosa delle sue miniere. In quel periodo il paese veniva chiamato «petite Paris» ovvero “piccola Parigi“, in quanto i dirigenti minerari che si erano trasferiti nel borgo minerario con le rispettive famiglie avevano ricreato un certo ambiente culturale, oltre al cinema, un teatro ed un circolo riservato alla ristretta élite dei dirigenti della società francese.

Anche Serramanna, veniva definita e indicata come “la piccola Parigi”; definizione probabilmente figlia degli anni ’50, nell’immediato dopoguerra, coniata da “is casteddaiusu” sfollati, utilizzata per ironizzare sulla “barallia” dei serramannesi, atteggiatisi da sempre a “cittadini”.

Negli anni ’60 e ’70 l’appellativo tornò in voga grazie all’esistenza del cinema, di qualche negozio alla moda e di vari locali, primo tra tutti la discoteca “Chat Noir” anch’esso di reminiscenza francese, se non altro nella denominazione. Si poté assistere alla nascita di movimenti culturali, quali il muralismo, il paese viveva in un periodo quasi rinascimentale, c’erano poi grandi industrie, la CASAR, la Cantina Sociale, la FALCO e tutte le sere e con ancor più evidenza i fine settimana Serramanna era il centro che attirava più giovani da tutto il circondario e persino da Cagliari. Benessere diffuso che si protrasse fin oltre la seconda metà degli anni ’80.

Serramanna divenne ben presto uno dei posti migliori in cui stabilirsi e mettere su famiglia; basti pensare che dal 1961 al 1981, in soli 20 anni, la popolazione crebbe di 2000 (duemila) unità. Sul finire degli anni ’70, e negli anni ‘80 in cui toccò il suo apice, Serramanna conobbe la piaga della droga, droga che è sempre stato un classico dei paesi divenuti cittadine troppo velocemente.

Per tutti gli anni ’80 e metà dei ’90 Serramanna vide crescere esponenzialmente la sua popolazione tanto da toccare il suo massimo storico tra il 1991 e il 1992, arrivando a superare i 10.000 abitanti. Ogni tanto qualcuno, perlopiù ignorando l’origine della definizione di “petit Paris”, la rimette in voga sperando forse di rinverdire i fasti del passato, ma così facendo riporta tristemente alla prima definizione, ovvero all’atteggiarsi a “cittadini” non rendendosi conto della realtà che ci circonda, fatta di case in ladiri che crollano sulla strada, dipinti sui muri sbiaditi, e un panorama sovrastato dal rudere della Cantina che fu… “décadent Paris“.

In pubblicazione “Serramanna insolita – Fatti, curiosità e ricerche… – Vol. 3” di Paolo Casti

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È in fase di pubblicazione il libro che chiude la trilogia di “Serramanna insolita – Fatti, curiosità e ricerche…” ad opera di Paolo Casti.

Del primo volume si era parlato nel dicembre 2010 e potete trovare la recensione a questo link. Per il secondo si era fatta un’intervista nell’aprile 2011, disponibile a questo link.

Una piccola traccia del libro

Copertina

Si parte dalle conclusioni dei temi trattati nei libri precedenti, con particolare riguardo a Luis Crespí de Valldaura y Cardenal, XIV Conte di Serramanna, che finalmente l’autore è riuscito a contattatore ed intervistare e la ricerca sui murales, incentrata prevalentemente sul “Murales degli incatenati”, con gli interventi dei fotografi tedeschi Thomas Apitzsch e soprattutto l’illustre storico Hellmut Haasis per poi spostarsiverso una parte storica con la descrizione del costume tradizionale serramannese, del perché Serramanna sia definita “la piccola Parigi” o del perché della “curva del Tenente” nella S.S. 196 (dir Serramanna – Samassi) o ancora dell’Harder Times, il movimento partito proprio da Serramanna, fino ad arrivare alle sculture andate perse di Giovanni Simbula e una breve digressione col raffronto tra la superstizione del rito de “s’ogupigau” e la religiosità de “S’Incontru”.

Una parte corposa è dedicata a storie di serramannesi, partendo dalle vicende del finanziere Mancosu nella II Guerra Mondiale insignito col suo battaglione della “Medaglia d’Argento al Valor Militare allo Stendardo”, passando per il campione di karate Giorgio Carcangiu, i graffitari moderni Virdis, Todde e Medda e tante storie di emigrazione e rivalsa per poi passare agli “artisti” nel campo della fotografia, della regia e della musica passando per gli scrittori e le scrittrici dei giorni nostri, per concludere con alcune storie imprenditoriali di successo come quella della “dinastia” Collu, lo spirito imprenditoriale di Sandro Bandinu che gestisce una società di navigazione coi battelli a vapore stile Mississipi e di “Lello” Scamuzzi sbocciato con successo a Cape Town e con “Serramanna vista da…” un falco e un’americana.

Particolarità di questo libro di 212 pagine, tutte a colori, che chiude la trilogia di “Serramanna insolita”, sarà la tiratura, prevista in sole 100 copie, numerate e autografate singolarmente dall’autore.

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Il prezzo sarà di € 20.

Contattando l’autore è possibile già da ora prenotare la propria copia.

Paolo Casti (pavelo72@hotmail.com)

L’Autore

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Paolo Casti è nato a Serramanna il 13 aprile 1972.

Dopo essersi diplomato in Elettronica e Telecomunicazioni, ha iniziato ad interessarsi alle nuove tecnologie arricchendo la sua formazione in quello che si stava delineando come il futuro delle comunicazioni e nel 2000 ha realizzato “il Sito di Serramanna” (http://www.serramanna.altervista.org), dove ha raccolto il frutto delle sue ricerche personali riguardo la storia passata e le fotografie d’epoca del suo paese natale; ricerche che nel 2009 gli hanno permesso di scoprire a Madrid, vive Luis Crespi De Valldaura y Cardenal, il XIV e attuale detentore del titolo nobiliare di “Conte di Serramanna”. Nel 2013 è riuscito a contattarlo ed intervistarlo.

Ha collaborato con il quindicinale della provincia del Medio Campidano, “Il Provinciale Oggi”, pubblicando oltre 100 articoli coi numerosi esiti delle sue ricerche, e grazie al suo impegno e contributo anche su Wikipedia® l’enciclopedia libera di Internet) le voci “Serramanna” e “Polisportiva Gialeto Serramanna” vengono costantemente aggiornate.

Collabora costantemente anche col sito “ASerramanna.it” il portale dei serramannesi.

Aggiornamento

Il libro “Serramanna insolita – Fatti, curiosità e ricerche…” – Vol. 3 è in vendita esclusivamente presso l’edicola di Via XXV Aprile snc a Serramanna (di fronte al Parco Comunale);

È acquistabile online (http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=1071943).

Inoltre l’autore è disponibile anche spedirlo; in tal caso è necessario contattare l’autore stesso (pavelo72@hotmail.com)

Libri pubblicati

Serramanna insolita – Fatti, curiosità e ricerche…
(Autopubblicazione,  Serramanna 2010)

Serramanna insolita – Fatti, curiosità e ricerche… Vol. 2
(Autopubblicazione,  Serramanna 2011)

Serramanna insolita – Fatti, curiosità e ricerche… (Deluxe)
(Autopubblicazione,  Serramanna 2011)

Il Conte di Serramanna – Luis Crespi De Valldaura y Cardenal, XIV Conte
(Edizione fuori commercio,  Serramanna 2013)

Murales di Serramanna, Sardus incadenaus cun ferru spinadu
(Edizione fuori commercio,  Serramanna 2013)


Bixinaus. La riscoperta dell’antica toponomastica e degli antichi rioni

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Il termine rione (rïóne) è una volgarizzazione del latino regio (regio -ōnis/regione) è utilizzato sin dal medioevo per indicare le zone che caratterizzano un nucleo abitativo, sia esso una grande città o il più piccolo dei centri abitati.

esposizione

In un ottica di valorizzazione e soprattutto conservazione dell’identità culturale e sociale di Serramanna, l’Amministrazione Comunale ha voluto dare un chiaro segnale di promozione e riscoperta con il recupero dell’antica Toponomastica Serramannese; «Il concetto di “rione” non è da intendersi semplicemente come una mera suddivisione geografica delle aree di una comunità» – si legge nella presentazione della Mostra a cura dell’Amministrazione Comunale – «ma come una vera e propria entità ideale sovra-familiare che incarna al suo interno una serie di istanze, pratiche e dinamiche di interazione che possono essere veicolo di rafforzamento dell’identità individuale e di maturazione di una più marcata coscienza sociale. Ogni rione è dunque uno spazio protetto e condiviso all’interno del quale ogni individuo può identificarsi, sentendosi portatore di qualcosa in più delle sue posizioni prettamente personali. La valorizzazione degli antichi vicinati serramannesi si configura quindi come un’azione utile allo sviluppo ed alla diffusione del senso di comunità che viene quotidianamente contrastato da tutta quella serie di impulsi alienanti e uniformanti che provengono dalla società contemporanea. Il recupero dell’antica Toponomastica Serramannese è da intendersi come uno strumento moderno di diffusione di auto consapevolezza e percezione di sé stessi come parte integrante di una struttura sociale organica ed includente».

Riguardo il progetto, c’è da dire che dietro vi è stata una attenta ricerca storica, basata principalmente sui “Registri Notarili (1700 – 1706)” del notaio Antonio Efisio Furca Usai, sul “Censimento fiscale del 1820” e sul “Catasto dei beni sia urbani che rustici del Villaggio di Serramanna dell’anno 1828”, non tralasciando fonti secondarie, quali “Toponomastica storica nel centro abitato di Serramanna (secc. XVIII e XIX)” di Maurizio Virdis e Giovanni Serreli e “Serramanna: cenni di storia sugli insediamenti e il territorio” di Giovanni Battista Melis.

«Si è ritenuto opportuno privilegiare la fonte più antica (registri Notaio Furca Usai, 1700-1706) » – si precisa nella parte didascalica – « implementando le informazioni con quelle presenti nel Censimento Catastale del 1828 (riportato da G.B. Melis). Con questa metodologia, si è voluta ripristinare non solo la toponomastica più antica di Serramanna, ma anche recuperarne lo spirito che caratterizzava ciascun rione, permettendo ad ogni serramannese di identificarsi in esso, di sentirsi parte integrante del proprio rione di appartenenza».

mostra

I toponimi di cui si è deciso di dare testimonianza, per ognuno dei quali è stata realizzata una targa in ceramica, sono:

1. Sa Perda Crocàda

2. Sant’Àngiu (Sant’Àngelu)

3. MesuBidda

4. Funtanèdda (con Aigua – Agua Bona)

5. IsArgiolas

6. Santu Stèvini (con Matta Palma)

7. De Crésia (con Su Gimitoriu)

8. De Cunvèntu (De Gùventu)

9. Su Mobìu (Su Mobìnu)

10. Sa Roja

11. Sa Còncia

12. Su Monti

13. Bau Arena (Bab’(‘e)anei)

Le targhe, sono state realizzate presso il laboratorio LS Linearte di Silvia Concas con la collaborazione degli artisti Lucio Fanti, Luciano Lixi, Flaviano Ortu, Marina Putzolu, Giuseppe Todde, Giovanni Toeschi e Francesco Virdis. Ciascuna di esse presenta all’interno di una cornice composta dalle strade che racchiudono il rione, un bassorilievo raffigurante la sua “anima”, il suo “spirito caratterizzante”.

Guido Carcangiu, Consigliere Comunale incaricato ai Beni Culturali, Archivi e Biblioteca, sottolinea il grande lavoro degli artisti – «Un ringraziamento speciale va agli artisti che, lavorando in grande armonia e prestando la loro opera, gratuitamente, per il bene della nostra comunità, hanno impreziosito il progetto rendendolo qualcosa di assolutamente unico», così come il Sindaco, Sergio Murgia, che aggiunge – «Vorrei ringraziare la cittadinanza tutta per aver accolto la nostra iniziativa con grande interesse; la mostra è stata un grandissimo successo già dal giorno della sua inaugurazione, e si protrarrà per tutta la settimana; previste anche le visite guidate da parte degli alunni dell’Istituto Comprensivo di Serramanna».

Una nota positiva e degna di essere posta in rilievo è quella che ha visto gli artisti della vecchia e nuova generazione mettersi a lavorare insieme, fianco a fianco, considerando le reciproche differenze come un arricchimentoprezioso. Ceramisti, pittori, writers e muralisti, hanno trovato nell’arte e nel loro talento un punto di unione e di confronto, dando a questo progetto una dimensione più completa.

Sa Perda Crocada

perda croccada

Sant’Àngiu (Sant’Àngelu)

sant'angelo

MesuBidda

mesu bidda

Funtanedda (con Aigua – Agua Bona)

funtanedda

Is Argiolas

argiolas

Santu Stèvini (con Matta Palma)

stevini

De Crésia (con Su Gimitoriu)

cresia

De Cunventu (De Gùventu)

cunventu

Su Mobìu (Su Mobìnu)

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Sa Roja

sa roja

Sa Còncia

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Su Monti

monti

Bau Arena (Bab’(‘e)anei)

bau arena

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La scala dei Sogni

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(Per tutti noi che abbiamo perso la capacità di indignarci)

È scomparsa in silenzio, tra l’indifferenza generale, senza che nessuno alzasse un dito in sua difesa. Se n’è andata in una fredda giornata invernale, sotto un cielo livido percorso da nuvole minacciose foriere di pioggia, mentre i passanti a occhi bassi sgusciavano frettolosi tra le fin troppo familiari transenne, inseguendo i loro meschini affari quotidiani.

Eppure aveva resistito lì per tanti anni, svolgendo il suo compito, apparentemente inutile, ma fondamentale per tutta la comunità. Rappresentava infatti il passaggio verso la Porta sull’infinito, con quei suoi modesti ma comodi gradini e quell’accenno di pianerottolo velleitario, che si protendeva su un ingresso virtuale irrimediabilmente sbarrato da un muro, la cui ineluttabilità era appena attutita dalla presenza di una finestra, con le imposte però inesorabilmente serrate.

Chissà, forse in un lontano passato la sua funzione era stata più concreta ed evidente anche ai meno avveduti, e magari era servita davvero da accesso ad una soglia reale; ma evidentemente, una volta murata questa’ultima, il suo stralunato costruttore, forse per indolenza oppure per compassione, non se l’era sentita di demolirla, facendo in modo che divenisse così la complice amica e custode fidata dei segreti dialoghi, spensierati o romantici, di tante generazioni di ragazzi e giovani innamorati.

Comunque fosse, era sopravvissuta all’ingiuria del tempo, mantenendosi sempre umile e discreta, posta com’era in un angolo appartato e fiocamente illuminato di una strada che tratteneva ancora qualcosa del suo fascino passato, con i muri scabrosi di fango ed i vecchi portali, dagli archi litici eleganti e severi.

D’altronde il suo ruolo e la sua importante funzione non erano sfuggiti ai più accorti, tanto che fu pure utilizzata da un narratore teatrale (Gianluca Medas – Sentidu) per chiudere idealmente, proprio con un coup de teatre, la sua trasmissione televisiva dedicata alle tradizioni, ascendendo in dissolvenza i gradini di quella scala dei sogni, verso un universo parallelo infinito e fantastico. Non per nulla si dice degli artisti in generale, e di quelli di teatro in particolare, che abbiano una sensibilità fuori dal “comune”…

Purtroppo, però, le piogge insistenti dell’ultimo inverno, unite all’incuria degli uomini, causarono il crollo del muro di fango ad essa adiacente, e anche se Lei non aveva subìto alcun danno, questo banale incidente ne decretò incredibilmente la fine.

Così, tra l’indifferenza complice di chi assisteva quotidianamente allo scempio, e il silenzio colpevole delle autorità che dovevano vigilare e proteggerla, fu abbattuta senza pietà da un manipolo di risoluti senza troppi scrupoli, ansiosi di dare il loro contributo all’entropia dell’universo, semplicemente per far spazio al camion che doveva accostarsi al muro crollato, e facilitare lo sgombero delle macerie.

Solo un artista locale, in un moto tardivo di umana misericordia, pensò bene di dedicarle un pensiero postumo, immortalandola nella targa in ceramica di un “Bixinau”…

Ma non c’è da stupirsi: sempre più spesso sta diventando, questo, l’unico modo per tutelare il nostro fragile patrimonio storico che pian piano si va sbriciolando; celebrando il ricordo di Quello che fu in artistiche targhe, da scoprire alla memoria… e da applicare magari su un bel muro in blocchetti, poco oltre una rassicurante e autoassolvente transenna di ferro!

Bruno Garau

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Il Comune di Serramanna compra le Ex Casermette della Loc. Santa Barbara

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Ex Casermette A Serramanna

L’Amministrazione Comunale informa la Cittadinanza che la Direzione Generale Enti locali e Finanze della Regione Sardegna, con Determinazione n. 380/DOR del 7 marzo 2014, ha formalizzato il trasferimento dell’area “ex capannoni militari” nota come ex-casermette, che dunque è divenuta a tutti gli effetti proprietà del Comune di Serramanna, al costo simbolico di € 51,65, ai sensi dell’art. 3, della Legge Regionale 5 dicembre 1995 n. 35.

Come si evince dal sito istituzionale del Comune, il passaggio di proprieta’ e’ stato sottoscritto il 05/06/2014 a Serramanna presso la Casa Comunale.

Con ciò che rimane dell’aeroporto militare di Trunconi, utilizzato dai tedeschi prima e dagli americani poi (qui un articolo a riguardo), le ex casermette sono per il nostro paese  un ricordo della Seconda Guerra Mondiale, dove ospitarono il quartier generale per le truppe Alleate di stanza a Serramanna.

Per il futuro ci attiveremo per reperire le risorse necessarie per il recupero, dice il sindaco Murgia ne L’Unione Sarda del 20/06/2014. Nello stesso articolo pone un punto di partenza anche Guido Carcangiu, consigliere con delega ai Beni Culturali: “Esistono pregevoli progetti sviluppati da alcuni giovani ingegneri e architetti serramannesi nelle loro tesi di laurea: da questi partiremo, nella scelta condivisa con la cittadinanza di cosa realizzare all’interno dell’area delle casermette”.

Se ti può interessare puoi leggere anche l’articolo Serramanna nella Seconda Guerra Mondiale – piccoli fatti.

 

Ricordi di un passato… remoto!

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È il giugno del 1947.

La mia famiglia è appena rientrata a Cagliari dallo sfollamento. Tre anni trascorsi da profughi-migranti per fuggire dai bombardamenti e dalla carestia. La città è, ormai, un campo di battaglia dove la morte te la senti addosso al primo, squassante urlo di sirena e la vita, per chi riesce a salvarla, è molto difficile.

Tre anni di sofferenze per gli adulti, di disimpegno dalla scuola e di giochi senza frontiere per noi bambini che, all’aria aperta, ci troviamo abbastanza a nostro agio. Se non fosse per le difficoltà economiche e per la carenza di generi alimentari, nella nostra inconsapevolezza possiamo anche considerarci in vacanza!

Il rientro in città, comunque, ci riempie di gioia e questo, tutto sommato, la dice tutta sul nostro stato d’animo di “sfollati” e “vacanzieri” per necessità.

La vita cittadina non tarda a riconquistarci, segno che le radici erano state ben nutrite e protette.

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Sono trascorsi 68 anni da allora. Quella bambina, oggi, ne ha 80 e scopre, con gioia, di possedere, in un insospettato scrigno di “tesori”, i ricordi del proprio passato che, basta un “clic” e si liberano, fluendo in una connessione con il proprio vissuto che, miracolosamente, ridiventa presente. Tornare indietro nel tempo…: è un bel gioco che amo moltissimo fare!

In un giorno del giugno 1947 si festeggia, a Cagliari, la solennità del Corpus Domini e la Chiesa, che si ritrova molto sguarnita come numero di sacerdoti, di locali destinati al culto e di parrocchiani, decide per una manifestazione solenne interparrocchiale. Insieme, ci si rincuora e si trova il coraggio di riprendere il cammino interrotto dalla guerra.

 Guidata dall’arcivescovo mons. Piovella, attraverso le strade di Castello ancora ingombre di macerie, un fiume di persone raggiunge la piazza Martiri e, per la via Manno, si riversa in un mare di gente che già attende nella piazza Jenne e nel Largo Carlo Felice. I Cagliaritani di tutti i quartieri si incontrano lì, si abbracciano e piangono, comunitariamente, i loro Morti, ringraziando Dio per la vita salvata.

Per noi, ragazzini di 10-12 anni, e per chi, come me e i miei familiari, fortunatamente non ha avuto alcun lutto per la guerra, quello del giugno ’47 è un giorno di festa e come tale mi è rimasto in mente. E oggi lo rivivo|

Quella folla oceanica del Largo Carlo Felice… chi può dimenticarla? E che importa se di folle oceaniche i Cagliaritani già sanno tante cose! E ricordano… Sono passati solo pochi anni da quando, sotto la scalinata del Bastione di Saint Rémy, altre folle si accalcano per acclamare…

Ma questa è un’altra storia… Una brutta storia che speriamo non si ripeta più.

La democrazia è un bell’esercizio che ti consente di criticare e di fare la controcritica, di applaudire e di dichiararti contrario senza toglierti né la dignità di cittadino né la vita. E, per quanto brutta, questa storia non possiamo, non dobbiamo dimenticarla. Ma, soprattutto, non devono dimenticarla coloro che, per suffragio popolare, sono chiamati a garantirla questa libertà: chi critica, a suo modo vuole dire che non approva. Troppo spesso, oggi, constatiamo la “suscettibilità infastidita e fastidiosa”di chi amministra la vita pubblica e ci viene il dubbio che, a dettar legge, non sia il desiderio di “far bene”ma quello di “fare contro qualcuno”.

Giugno 1947, Cagliari; giugno 2014, Serramanna: è un bel salto, indietro e ritorno, fatto su sollecitazione del foglio settimanale della Parrocchia di S. Leonardo. È lì che leggo data, orario e percorsi della processione del Corpus Domini che chiude, in modo solenne e comunitario con la parrocchia di S. Ignazio, questa importante ricorrenza del calendario religioso cattolico.

È stata una processione decisamente partecipata, che si è avviata lungo il viale S. Ignazio, come sempre lindo e ben irrigato (particolari che non sfuggono ai “Leonardiani”che spesso si lamentano dell’igiene delle loro strade). Tutto procede per il verso giusto, fino al momento in cui la processione, anziché proseguire per la via Roma, svolta nella via Serra. Brusio e disorientamento…

Qualcuno si chiede perché, come mai. Alcuni rispondono con un sorriso malizioso. Come dire: “vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare.”(Dante Alighieri, Inferno, canto III vv. 95-96). Altri, senza mezzi termini, sostengono che la Comunità di S. Leonardo non gode delle simpatie del Sindaco, per cui tra “Su Stentu” (che occupa per il sabato sera lo spazio di piazza Gramsci) e le legittime aspettative dei “Leonardiani”, questi hanno dovuto cedere la piazza.

Uno scambio di battute. Sorrido e penso (è spontaneo) alla situazione di disagio della nostra parrocchia, tra “Madonnine” ancora nel sottoscala, reti “anticalcinacci” sotto la cupola e verde circostante molto miserino. E si che la chiesa di S. Leonardo è un monumento nazionale, un gioiello architettonico della cui perfetta agibilità dovremmo preoccuparci tutti indistintamente.

Però, le voci sono spesso bugiarde e non è giusto che la verità venga travisata. Perciò chiedo al Sindaco se ciò che la gente percepisce corrisponde a verità o è pura cattiveria. Ce lo dica, Sindaco, perché ognuno di noi deve assumersi le proprie responsabilità di persona bugiarda o di cittadino preoccupato. Ma, diciamolo onestamente, se è dovere del Sindaco non mentire, il nostro è quello di essere cittadini perbene, rispettosi delle disposizioni che egli ritiene di dover imporre.

E il nostro Sindaco potrebbe pure essere antipatico, presuntuoso, autoritario, poco disposto all’ascolto, ma è pur sempre il Sindaco di Serramanna.

Maria Porceddu Ortu

serramanna, 22/6/2014

La statua di S. Giuseppe Calasanzio torna nella Parrocchia di San Leonardo

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San Giuseppe Calasanzio Serramanna

Dopo circa 50 anni ritorna nella Parrocchia di San Leonardo la statua di San Giuseppe Calasanzio che, negli anni ’60, era stata prestata da don Pillai ai PP.  Scolopi di Sanluri.

L’opera, attribuita a Giuseppe Antonio Lonis, era stata schedata dalla Soprintendenza ai Beni Culturali, fin dal 1936, tra i manufatti artistici di maggior pregio custoditi nella parrocchia serramannese.

Dal foglio parrocchiale n. 31/2014 si evince che la restituzione è avvenuta grazie all’intervento dell’Ufficio ai Beni Culturali della Curia Arcivescovile.

Antichi rioni serramannesi: immagini inaugurazione Funtanedda, Sa Concia e Su Mobiu e ringraziamenti

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Venerdì 12 settembre 2014 sono state posizionate e inaugurate le prime tre targhe in ceramica del progetto relativo agli antichi rioni del nostro paese, Funtanedda (in Via Torino), Sa Concia (nello slargo Via Albania/Via Svezia) e Su Mobiu (in Piazza Matteotti).

Grazie al supporto di Mauro Fanti e Alex Ibba vi possiamo presentare un resoconto fotografico della serata, un’occasione per tutti per riscoprire il piacere di stare insieme, un momento di condivisione e di “vicinanza” propriamente detta tra persone e famiglie, per assaporare l’antico in contesti e luoghi della Serramanna moderna.

Si vuole dare spazio ora ai ringraziamenti da parte dell’Amm. Comunale: tra i davvero tanti collaboratori, è stato coinvolto anche parte dello staff di ASerramanna.it.

Venerdì abbiamo inaugurato le targhe dei rioni funtanedda, sa cóncia, su mobíu. 

È stata una serata straordinaria, speciale.

Serramanna, i serramannesi, hanno risposto con una grandissima partecipazione, disponibiltà, interesse e la consueta generosità. 

La lista delle persone da ringraziare è lunghissima, in primis i vicinati, per la grande ospitalità e la capacitá di offrire ai presenti manicaretti di ogni genere e tipo (tra cui le ottime lunas, la nostra pietanza tipica), in secondo luogo ringraziamo gli autori delle targhe, che hanno voluto essere presenti alla posa delle loro creazioni, il fantastico duo di artigiani composto da Vittorio Pau e Leonardo Steri, l’Associazione Anni D’argento (per is giogus antigus ed il supporto fornito dai nonni vigili), lo staff di ASerramanna e Paolo Casti (per la la mostra di foto antiche), la Banda Musicale Serramanna, per la graditissima sorpresa fattaci in chiusura di serata, l’Associazione Culturale Su Stentu.

Una menzione speciale merita il Corpo di Polizia Municipale del Comune di Serramanna, grazie al quale il nostro allegro e nutritissimo corteo ha potuto muoversi in tutta sicurezza da un vicinato all’altro.

Siamo partiti veramente col piede giusto, superando di gran lunga ogni più rosea aspettativa.

Ci auguriamo di ripetere il successo venerdí prossimo, con l’inaugurazione delle targhe di sa roja, is argiolas, sa perda crocáda.

Vi aspettiamo!

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Flaviano Ortu, Silvia Concas, Lucio Fanti, Guido Carcangiu e Luciano Lixi

Programma dell’inaugurazione delle targhe di Sa Roja, Is Argiolas e Sa Perda Crocada

Oggi 19 settembre 2014

Ore 19.00
Via Rimembranze
- Inaugurazione targa di “Sa Roja” realizzata da Marina Putzolu
- Giogus Antigus con l’Associazione Anni d’Argento e la Coop. Non è mai troppo tardi
- Mostra di modellini di carrozze e attrezzi d’epoca a cura del Sig. Giuseppe Orrù
- Cumbidu

Ore 19.45
Slargo Via Cavour/Via Garibaldi
- Inaugurazione targa de “Is Argiolas” realizzata da Francesco Virdis
- Balli della tradizione sarda con il gruppo folk “Su Stentu”
- Cumbidu

Ore 20.30
Slargo Via Damiano Chiesa/ Via Dante
- Inaugurazione targa de “Sa perda crocàda” realizzata da Luciano Lixi
- Mostra di fotografie d’epoca in collaborazione con Aserramanna e Paolo Casti
- Mostra di modellini di attrezzi antichi a cura della Fam. Pau
- Lettura animata “Aspettando Sa Passillada 2014″ a cura della Coop. Non è mai troppo tardi
- Cumbidu

Galleria fotografica relativa al 12 settembre

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Ricordi di un passato….prossimo. Storia di un amministratore comunale per caso

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Maria Porceddu, giova ricordarlo ai più per una lettura più consapevole, è stata il primo Sindaco donna di Serramanna (e unico Sindaco donna che il Comune abbia mai avuto).

Assessore Comunale per dieci anni, dal 1980 al 1990, è stata Sindaco dal 1993 al 1997, impegnandosi soprattutto nell’area della Cultura e nei Servizi Sociali.

In questo racconto, suddiviso in tre parti per comodità di lettura in accordo con la scrivente, Maria Porceddu ripercorre gli anni della sua attività politica. Si tratta di una testimonianza preziosa che permette, a chi quegli anni li ha vissuti, di ricordare alcune iniziative particolari o alcuni determinati episodi e consente a chi, come me, in quegli anni era troppo piccolo o non ancora nato, di ripercorrere un pezzo della storia del proprio paese.

Sono tante le persone che hanno messo e mettono tuttora a disposizione parte del proprio tempo per occuparsi della cosa pubblica e leggere racconti di testimonianze dirette come questa non può che essere valutata positivamente.

Ringrazio quindi Maria Porceddu, sia per l’impegno profuso in quegli anni, sia per aver voluto condividere questi ricordi con chi avrà il piacere di leggere.

  (A. Mura)

—————————

di Maria Porceddu

RICORDI DI UN PASSATO… PROSSIMO

Storia di un amministratore comunale per caso

A Marino

che ha sempre testardamente creduto in me

e ha supplito con ammirevole abnegazione

alle mie tante assenze “casalinghe”

Ai miei figli 

perché sappiano che uso ho fatto

del tempo che ho loro sottratto

A Lucia

che in una conversazione del luglio 2014,

un anno lontano dai fatti riferiti,

mi ha convinta a scriverne

… e anche a me

che ho avuto la forza di non cedere mai

alla tentazione di mollare: gli impegni si onorano!

Sono ormai gli ultimi giorni dell’anno scolastico 1979–80. Il tempo, decisamente estivo, fa pregustare il primo bagno al Poetto, spiaggia cara a noi Cagliaritani che ancora non sospettiamo quale disastro ambientale ce la cancellerà, forse per sempre, tra qualche decennio. Questa spiaggia che, se la guardi al mattino quando il sole s’affaccia all’orizzonte, ti appare sconfinata, questo mare dalle sfumature di colori indescrivibili, questo fondale ondulato su cui sfrecciano i pesciolini trasparenti, brillanti, dagli occhietti neri, prede imprendibili per i bambini, mi fanno venire in mente i versi del Metastasio: «Dovunque il guardo giro, immenso Dio, ti vedo: nell’opre tue t’ammiro, ti riconosco in me» (Arie, XXVI).

Maria Porceddu con il marito Marino Ortu

Maria Porceddu con il marito Marino Ortu

Per fortuna, questa spiaggia, alla fine di questo anno scolastico 1979–80, c’è ed io ne sto parlando con alcuni amici e colleghi, pregustando, come ho detto, la frescura corroborante del primo bagno.

Sono in casa e, ad un certo punto, suonano alla porta. Sono alcune persone, che non conosco se non di vista, col sindaco Giuseppe (noto Pepe) Zucca.

Faccio memoria, velocemente: siamo in campagna elettorale per le comunali, perciò li accolgo dicendo: «Volete parlare con Marino! Accomodatevi, ve lo chiamo subito».

«Veramente, vorremmo parlare con te». «Con me? Qualche problema legato alla scuola?». «No, no! Vogliamo chiederti la disponibilità ad accettare la candidatura come indipendente nella nostra lista». «Non se ne parli nemmeno! Non mi sono mai occupata di questi argomenti; non credo di avere la stoffa adatta!». «Noi riteniamo di sì. E comunque, si fa esperienza: ci sono i compagni già esperti!». «Nemmeno per sogno! No. Mi dispiace. Non voglio farvi perdere tempo». «Noi torneremo, pensaci!». «Ho già deciso, scusate. Vi saluto» e lascio a Marino, nel frattempo intervenuto, il compito di accompagnarli.

Rientro nel gruppo di amici e tutti a darmi addosso: il collega preside, notoriamente di sinistra, mio marito (mai iscritto ad alcun gruppo politico) notoriamente uno spirito libero che, però, mi fanno pensare: «Ma tu guarda…! Quanto mi stimano! E quanta fiducia hanno in me!». A distanza di tempo, riflettendo sull’accaduto, sospetto che quell’incontro, giudicato sempre casuale per parlare, tutt’al più, di vacanze agognate, fosse una perfetta sceneggiatura “ad hoc” per convincermi ad accettare la proposta del P.C.I.. E, alla fine, ha la meglio Marino. Infatti, battendo sul mio punto sensibile, mi dice: «Tu ti intendi di scuola e puoi dare un valido aiuto in tal senso».

E dopo aver detto “no” per tre volte, accetto.

Per me è come un salto nel buio: entro in crisi di identità e paure di tutti i generi mi sconvolgono, cosciente come sono che, a cinquant’anni quasi, mi ritrovo ad affrontare un mondo e una società totalmente sconosciuti. Perdo il sonno e, quando arriva il momento della campagna elettorale porta a porta, vorrei nascondermi.

Che cosa posso promettere agli elettori se non impegno e onestà?

Vengo eletta, perché sostenuta dal P.C.I. che ci tiene molto alla mia presenza. Di questi tempi, le donne in politica sono pochine: ma, è giusto sottolinearlo a loro merito, i Comunisti contano su di me. Del resto, anche da un punto di vista puramente formale, costituisco un elemento prezioso di novità: donna, figlia del proletariato, eppure laureata e insegnante di scuola media, perciò conosciuta e stimata (consentitemi di dirlo) da molte famiglie serramannesi.

È fatta! Il sindaco neo–eletto, Tore Nocco, mi affida un incarico che io ritengo prestigioso: sarò Assessore alla Pubblica Istruzione (P.I.) alla Cultura e ai Servizi Sociali (era il 1980)

Non so se essere più lusingata che preoccupata. Mi tranquillizza il fatto che, per le materie assegnatemi, nessuno ha da recriminare, come invece mi pare di capire per altre (per esempio Lavori Pubblici e Settori Economico e Finanziario). Questo mi tranquillizza: potrò proporre e realizzare le iniziative che riterrò più utili per la Comunità. Sì, ma che cosa posso fare, io, per la Scuola, che procede da sempre secondo regole ministeriali? E che cosa sono i Servizi Sociali? Credo di non saperlo bene nemmeno io, anche se, indubbiamente, non li confondo con i più conosciuti “servizi pubblici” (e qualcuno già mi chiede se ho intenzione di proporre l’avvio di un servizio di trasporto pubblico come a Cagliari!).

Ma ormai, il dado è tratto: io faccio parte della Giunta Comunale e darò, almeno di questo sono sicura, il mio contributo secondo le mie capacità e la mia onestà.

Però non è facile. Tornano a galla tutte le mie paure di inadeguatezza, di ignoranza delle procedure amministrative, del mio temperamento riservato e restio alle “mischie” le quali, come mi viene raccontato dagli “anziani”, sono specifiche di queste riunioni dove, spesso, ha la meglio chi resiste alle contrapposizioni e ribatte con ostinazione, minacciando dimissioni immediate.

Ma io so (questo è il mio punto forte) di non voler fare la “bella statuina” in “s’aposentu bonu”, né di mirare all’immagine effimera di “prima (nel senso di numero ordinale) donna” della Giunta Comunale che tanto inorgoglisce certi Comunisti del tempo. E comunque, diciamo che, effettivamente, nessun altro gruppo politico, finora, ricordava che l’umanità è composta di uomini e di donne. La prima presenza femminile in Consiglio Comunale, sempre nel Gruppo del P.C.I., risale alla serramannese Vitalia Zucca (legislatura 1975–80, sindaco: Giuseppe Zucca). È giusto, quindi, riconoscere al P.C.I. serramannese questa apertura mentale che ci fa crescere tutti come Comunità e ci consente di uscire definitivamente dal Medioevo della politica.

Dunque, “io” faccio parte della Giunta e sono decisa a svolgere il mio ruolo. Le paure, la timidezza, la mia naturale pacatezza all’improvviso scompaiono e, di fronte agli “anziani” della politica che discutono citando i numeri delle leggi senza specificarne l’argomento, sbotto di brutto: «Ma insomma, la volete smettere di dare i numeri? Io non riesco a seguire, mentre ho il diritto di capire per poter intervenire e dare il mio contributo!». Non batto il pugno sul tavolo (non ne ho la forza) e non scatto in piedi (le gambe mi tremano e non mi sorreggerebbero). Silenzio di tomba e bocche spalancate per l’inattesa, irruenta interruzione.«Oltre i numeri, specificate il contenuto delle leggi che citate!». Questo è il preciso istante in cui nasce, ufficialmente e operativamente, l’assessore–donna alla P.I., alla Cultura e ai Servizi Sociali del comune di Serramanna.

Ricopro l’incarico per due legislature (10 anni, dal 1980 al 1990) ponendo valide premesse per il mio futuro incarico di sindaco (4 anni, dal 1993 al 1997).

Se penso che in pianta organica (Personale in servizio) il comune di Serramanna non ha ancora le figure indispensabili per garantire i nuovi servizi di cui io dovrei occuparmi, beh! devo proprio dire che, intanto, l’Amministrazione fa miracoli.

Infatti, possiamo contare sulla collaborazione preziosa e generosa di “esperti” locali come:

FLAVIANO ORTU, col quale organizziamo tante manifestazioni, compresa una mostra di foto antiche, oggi custodite nella biblioteca comunale, che poi, nel 2009, saranno utilizzate per la pubblicazione di un album, “In Serramanna”;

FRANCO PUTZOLU, amico carissimo, sempre pronto a darci idee, disegni, vignette per i nostri eventi culturali;

CLELIA FRONGIA, la futura titolare dei Servizi Sociali del Comune, con la quale anch’io ho occasione di andare in giro per il paese per convincere gli Anziani ad esporre i loro capolavori artigianali. Impegno che diventerà appuntamento annuale per la futura associazione.

Di molti altri “volontari”, in questo momento, la mia memoria capricciosa mi nasconde i nomi ma posso assicurarvi che l’esercito dei pionieri è nutritissimo. Pochi i soldi, poco il personale in servizio, ma molte le idee e moltissimo l’entusiasmo!

viaggio a Tonara

le prime partecipanti del viaggio a Tonara

Sono tante le iniziative e i servizi garantiti in questi dieci anni. I Serramannesi imparano presto ad apprezzare anche i servizi (sociali!!!) che non sono necessariamente o primariamente legati all’agricoltura o ai lavori pubblici. «C’esti de fai sa coneta de bia Sardegna prim’ ‘e pensai a i’ gitasa!» borbottano gli ultimi nostalgici, mentre i diffidenti si insospettiscono: «Ma custusu no anti mai pensau a sa pobera genti…?!». E così, quando per la prima volta organizziamo un soggiorno gratuito a Tonara con tanto di precedenza per i meno abbienti, questi snobbano l’iniziativa col commento: «Custusu si nci pòtanta a unu corratzu e si lassanta senz’ ‘e papai!». Conclusione: i 20 anziani iscritti, soprattutto donne (siamo sempre prime!), non appartengono certo alle classi meno abbienti! Ma i patti, soprattutto quelli scritti in delibera, sono sacri. L’anno successivo è il pienone! La gente incomincia a prenderci sul serio.

Tra le iniziative più qualificanti c’è l’avvio di un corso per la formazione di assistenti geriatriche, in collaborazione con don Vasco Paradisi e con la nostra concittadina Rosetta Putzolu. Anche questo provoca un certo malumore: «Ma come?! Gli amministratori del P.C.I. attivano contatti con gente di chiesa?!». Sì! E anche questo, mi piace dirlo, è un mio successo. E i Comunisti di Serramanna si riavvicinano, non dico a Dio dal quale non si sono forse mai allontanati, ma ai Suoi rappresentanti in terra. Il Sindaco incomincia a partecipare alle solennità religiose o invia un suo rappresentante («Bai tui, Maria, ca scisi ita fai») e le due metà della società serramannese si riunificano. Alla conclusione del corso di formazione professionale, promuoviamo la costituzione di una cooperativa femminile alla quale, ancora oggi, il Comune affida il servizio di assistenza domiciliare agli anziani. Me ne occupo personalmente, perciò ricordo bene la gentilezza e la magnanimità della dott.ssa Grilletti, il notaio che redige l’atto, che dice: «Aiutiamo le donne!» e non chiede alcun compenso. In questo periodo, non mancano le diatribe con le cooperative “non locali” concorrenti e con l’Assessorato regionale che contestano l’affidamento diretto, senza bando, alla “nostra”. L’abbiamo sempre spuntata motivandolo come una necessità di garantire ai nostri anziani la vicinanza affettiva del loro stesso tessuto sociale. Insomma, difendiamo il nostro territorio e la sua gente! Questa  cooperativa, la S.A.S., gestisce anche il servizio mensa e pulizia dei locali nella colonia di Arborea, una struttura ereditata dal Patronato Scolastico, dove, ogni estate, organizziamo le vacanze estive per i ragazzi, mentre per i bambini delle ultime classi delle scuole elementari programmiamo, in paese, attività ricreative per impegnare il loro tempo libero. Oggi la colonia non è più nostra.

I primi mesi di vita della nuova Giunta sono piuttosto duri: il segretario comunale va in pensione e dobbiamo cavarcela con i vari segretari “a scavalco” dei Comuni vicini. Appena è possibile, si espletano i concorsi per l’assunzione dell’assistente sociale e del bibliotecario, le due figure professionali indispensabili per garantire la continuità dei servizi, che ormai fanno parte dei programmi annuali dell’Ente.

Intanto, anch’io mi rendo conto che la mia presenza al fianco degli operatori non può essere limitata ai ritagli di tempo, né, del resto, posso pensare di penalizzare gli alunni con le mie assenze seppure giustificate. Perciò, d’accordo con Marino, nel 1982 dopo 30 anni di servizio, lascio l’insegnamento.

Gli appartenenti alla popolazione scolastica, in questo periodo, “sanno” chi sono il sindaco e l’assessore alla P.I. perché il nostro rapporto con loro è costante: hanno fiducia in noi perché constatano che, nei limiti delle disponibilità finanziarie e di tempo, ci sentiamo impegnati a risolvere i problemi che, nella Scuola, non mancano mai. E non sempre sono dovuti a carenze prettamente scolastiche. Ed eccone uno: un gruppo di bambini, delle classi elementari soprattutto, che hanno bisogno di terapie riabilitative e devono raggiungere il centro AIAS di Cagliari, al Poetto, lo fanno con un pullman dell’Associazione che passa a prenderli a casa, nei giorni fissati, dopo aver raggiunto tutti i vari comuni interessati. Disagi e stanchezza anche per i genitori accompagnatori e poi il rientro a casa: una “via crucis” che, nella migliore delle ipotesi, annulla i benefici della terapia precedente. Come si può ovviare a tanto strazio? Mettiamo a disposizione dell’AIAS uno spazio dell’edificio scolastico, scarsamente utilizzato, ed ecco fatto: le terapie… si trasferiscono a Serramanna! Un piccolo sacrificio per i Docenti che devono rinunciare alla sala per le riunioni, un grandissimo beneficio per i bambini e le loro famiglie!

La società serramannese cresce, e non solo numericamente, e con lei crescono i problemi sociali.

Il diffondersi dell’uso di sostanze stupefacenti coinvolge un gran numero di giovani che devono raggiungere Cagliari per sottoporsi alla terapia sostitutiva col metadone. Il Servizio Sociale copre le spese di viaggio, ma non siamo convinti della bontà dell’intervento e abbreviamo le distanze. D’accordo col prof. Alessandro Tagliamonte, il farmacologo responsabile del Servizio Tossicodipendenze (SerT), io mi reco a Cagliari periodicamente a prelevare il “farmaco” e lo consegno al Maresciallo dei CC di Serramanna. Questi, con eccezionale disponibilità, lo distribuiscono agli “utenti” che, quindi, non si “disperdono” sul territorio, cammin facendo, lasciandosi travolgere dalle tentazioni… Riusciamo nel nostro intento? Non lo so, ma ce la mettiamo tutta e io ricordo questi anni come un periodo di eroico entusiasmo.

Povera Clelia che mi accompagna in questi percorsi senza batter ciglio! Ma io so che anche tu, Clelia, sei soddisfatta del lavoro svolto in questi anni, perché, se l’Amministrazione Comunale ha realizzato tanto, lo deve anche agli Operatori che si sono impegnati altrettanto. “Nessuno si salva da solo” dice il titolo di un bel romanzo moderno. E pensare che fino al 1980 a Serramanna non esisteva l’ufficio di Servizio Sociale!

Ora, tutti abbiamo capito bene che i servizi sociali non sono i trasporti pubblici.

Che, se poi fossero anche questo, bene! facciamo anche questo ottenendo dalla Regione Sarda l’autorizzazione all’istituzione di una linea di trasporto per gli alunni serramannesi iscritti agli istituti superiori di Sanluri. Il che è utile anche per Samassi. È la Ditta G. Pani di Serramanna che fa, ancora oggi, lo stesso servizio. In un recente incontro col signor Gigi mi son lasciata vincere dalla commozione.

Abbracciandomi, egli mi ha detto: «Signora Maria, io lo dico spesso ai ragazzi che viaggiano: se oggi avete questa comodità, lo dovete a “Lei”!». Grazie signor Gigi! Quanti viaggi in Assessorato e quante lettere concordate insieme! Abbiamo lottato e vinto assieme, con e per tutta la Comunità!

Questo è un periodo di iniziative culturali di tutto rispetto: non intendo nascondermi dietro false modestie, anche per riguardo alle persone che mi hanno aiutata e incoraggiata . Ma devo ammettere che la mia è una posizione privilegiata, giacché, non dovendomi occupare direttamente di aspetti “rognosi” dell’amministrazione pubblica, posso dedicarmi ai miei tre settori preferiti. E poi, ormai, ho il mio “manipolo”!

Locandina del 1982 “I servizi sociali per la terza età"

Locandina del 1982 “I servizi sociali per la terza età”

Si incomincia con un convegno–seminario di studi: L’organizzazione dei servizi sociali per la Terza Età nel territorio , che non ha avuto tutti i riscontri pratici sperati, per carenze finanziarie (formalmente! Forse, anch’io avrei dovuto minacciare le mie dimissioni immediate: ma non rientra nel mio stile. E poi, la Minoranza è in agguato…). È il luglio del 1982, anno internazionale della Persona Anziana. Si può dire che, a partire da questo convegno, Serramanna dà l’avvio, forse per primo fra i comuni medio–piccoli, e comunque fra i primi della Provincia di Cagliari, ad un servizio sociale che segna lo spartiacque, tra il passato e il futuro, nel rapporto tra l’Amministrazione Pubblica e il Cittadino, tra le esigenze della “Comunità” come unicum e quelle del “singolo” E questo scatto in avanti come e perchè è stato possibile? Perchè una Giunta Comunale, su proposta di un assessore–donna, con la preziosa collaborazione di un’assistente sociale giovane ed entusiasta del proprio lavoro, hanno creduto nel loro ruolo, nuovo di zecca, di promozione del benessere sociale e di confronto diretto e costante con l’utente. Collabora attivamente con l’assessore ai Servizi Sociali una Commissione di cui è parte attiva il dipendente comunale Celestino Carcangiu.

Ancora oggi, quando rifletto su questi fatti, non posso fare a meno di riconoscere:

«Il sindaco Giuseppe Zucca ha vinto la scommessa». E forse, da questo momento c’è chi incomincia a pensare: «Attenti a queste due (assistente sociale e assessore)!».

Segue l’Ottobre serramannese ‘84 che, nelle nostre intenzioni, mira ad essere “… un viaggio attraverso il tempo… alla scoperta e alla comprensione del passato per una migliore interpretazione del presente” (dalla presentazione nel dépliant). Partecipano molte personalità del mondo accademico e culturale; un nome per tutti: Vico Mossa.

Ancora: Serramanna ottobre ‘89 che prevede un ricchissimo programma realizzato anche con la partecipazione del Dopolavoro Ferroviario, della Polisportiva Atletica, della Polisportiva Gialeto. Il patrocinio è di tutto riguardo: RAS Sanità, Igiene e Assistenza Sociale e Provincia di Cagliari; Nuova Casar e Cantina Sociale del Campidano di Serramanna: come dire il fiore all’occhiello dell’economia serramannese!

Locandine del 1984 e 1989 “Ottobre serramannese”

Locandine del 1984 e 1989 “Ottobre serramannese”

In apertura si presenta il romanzo “Storie di sangue”, di Andreas Fecker, un tenente della NATO di stanza a Decimomannu. Vi si parla di talassemia. È un’occasione per lanciare, con l’autore, un concorso per le terze classi della Scuola Media. La classe che presenterà la migliore indagine sulla malattia, sarà premiata con un soggiorno di una settimana in Germania. È invitata a farne parte anche l’assessore!

Tra i vari argomenti di carattere sanitario che vengono affrontati in questo periodo sono anche il favismo, l’uso di stupefacenti, la donazione di organi e di midollo osseo.

E, arrivando al pratico, si costituisce la sezione comunale dell’AVIS e dell’AIDO.

Le locandine e i manifesti prodotti, che mi permetto di definire “artistici” (ci hanno lavorato Franco Putzolu, Flaviano Ortu, Aldo Brigaglia con il loro personalissimo stile e con “generoso” entusiasmo), dicono del lavoro fatto da questa Giunta nei suoi dieci anni di attività amministrativa.

E comunque io sono veramente soddisfatta dell’impegno profuso da tutti, Amministratori e Personale dipendente, e dei risultati (faticosamente!) raggiunti. Lo è anche il resto del Gruppo P.C.I.. Chi non condivide è la Minoranza (o “Opposizione” come la stessa preferisce chiamarsi). Questo assessore–donna è pericoloso, pensano alcuni. Si avvicina la campagna elettorale per le elezioni amministrative del ‘90. Bisogna neutralizzare questo puntello della Giunta P.C.I.: e lo si fa nel peggiore e più becero dei modi. Su una panchina della frequentatissima piazza Matteotti, compare, una mattina, una delibera ricavata da un fotomontaggio di due delibere del settore Servizio Sociale, relative a due capitoli diversi di finanziamento, uno regionale e uno comunale. Dalla fusione nasce una delibera, evidentemente falsa, che vorrebbe far credere ai Serramannesi che la Giunta, su suggerimento dell’assessore Maria Porceddu, distribuisce soldi pubblici a nuclei familiari “di comodo” e per finalità evidentemente non confessabili.

Come dire: mercato di voti… E i “nostri” anticipano i tempi (preconizzando gli

scandali moderni)!!!

È fatta: la lista del P.C.I. e con lei Maria Porceddu vanno all’opposizione…

Il nuovo Consiglio resiste poco (“chi di spada ferisce…”) e, dopo circa un anno di inefficienza, arriva anche il commissariamento prefettizio.

Non si va oltre la normale amministrazione e per il Comune è un periodo buio.

All’approssimarsi delle nuove elezioni, il P.C.I. mi chiede ancora la disponibilità, ma questa volta per l’incarico di sindaco. Accetto, con le paure e i dubbi di sempre, aggravati da una responsabilità tutta nuova che non mi lascia dormire sonni tranquilli.

Vengo eletta con 54 (o 45?) voti in più del mio avversario: sono pochini, si dice, ed è

vero, ma io “ricomincio” da +54 (o +45)!

Locandina elettorale 1993

Locandina elettorale del 1993

Il P.C.I. serramannese può andar fiero della sua libertà di scelta:

per la prima volta una donna proposta ed eletta alla dignità di sindaco;

per la prima volta i componenti della Giunta sottoposti ed approvati dall’elettorato;

per la prima volta una Giunta composta al 50% da assessori “tecnici”, cioè scelti dal sindaco anche fuori dalla lista dei candidati.

Sono perfettamente consapevole che non avrò vita comoda!

Ricordi di un passato….prossimo. Storia di un amministratore comunale per caso. Parte II

Ricordi di un passato….prossimo. Storia di un amministratore comunale per caso. Parte III.

Locandina del 1982 “I servizi sociali per la terza età"
Locandina del 1982 “I servizi sociali per la terza età"
Locandine del 1984 e 1989 “Ottobre serramannese”
Premiazioni Pazzieggiata
Pazzieggiata 1989
Maria Porceddu con il marito Marino Ortu
Maria Porceddu Con prof. Antonio Romagnino e la Consigliera Comunale Rina Atzori
Maria Porceddu con le partecipanti al primo viaggio a Tonara
Locandina elettorale 1993


Inaugurazione Piazza Salvo D’Acquisto – Resoconto fotografico

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Piazza Salvo D'Acquisto Serramanna

In occasione del bicentenario dell’Arma dei Carabinieri è stata inaugurata, il 20 settembre 2014, la piazza dedicata a Salvo D’Acquistoeroico Vice Brigadiere dei Carabinieri sacrificatosi il 23 settembre 1943 per salvare 22 prigionieri tenuti in ostaggio da una squadra di SS.

Salvo D’Acquisto è Medaglia d’Oro al Valor Militare:

«Esempio luminoso d’altruismo, spinto fino alla suprema rinuncia della vita, sul luogo stesso del supplizio, dove, per barbara rappresaglia, era stato condotto dalle orde naziste insieme a 22 ostaggi civili del territorio della sua stazione, pure essi innocenti, non esitava a dichiararsi unico responsabile di un presunto attentato contro le forze armate tedesche. Affrontava così — da solo — impavido la morte, imponendosi al rispetto dei suoi stessi carnefici e scrivendo una nuova pagina indelebile di purissimo eroismo nella storia gloriosa dell’Arma.»
— Torre di Palidoro (Roma), 23 settembre 1943

Piazza Salvo D'Acquisto - Serramanna (43)

La piazza si trova in Corso Repubblica, lato caserma dei Carabinieri.

Ecco alcuni scatti della cerimonia:

Piazza Salvo D'Acquisto Serramanna
Piazza Salvo D'Acquisto - Serramanna (36)
Piazza Salvo D'Acquisto - Serramanna (37)
Piazza Salvo D'Acquisto - Serramanna (38)
Piazza Salvo D'Acquisto - Serramanna (39)
Piazza Salvo D'Acquisto - Serramanna (40)
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Piazza Salvo D'Acquisto - Serramanna (43)
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Piazza Salvo D'Acquisto - Serramanna (1)
Piazza Salvo D'Acquisto - Serramanna (2)
Piazza Salvo D'Acquisto - Serramanna (3)
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Piazza Salvo D'Acquisto - Serramanna (26)
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Piazza Salvo D'Acquisto - Serramanna (30)
Piazza Salvo D'Acquisto - Serramanna (31)
Piazza Salvo D'Acquisto - Serramanna (32)
Piazza Salvo D'Acquisto - Serramanna (33)
Piazza Salvo D'Acquisto - Serramanna (34)
Piazza Salvo D'Acquisto - Serramanna (35)

 

Ricordi di un passato.. prossimo. Storia di un amministratore comunale per caso. Parte II

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Continua il racconto di Maria Porceddu, primo Sindaco donna di Serramanna, sugli anni della sua attività politica. Nella prima parte Maria Porceddu ha ricordato gli anni da Assessore alla Pubblica Istruzione, alla Cultura e ai Servizi Sociali (Sindaco Tore Nocco, a partire dal 1980) e le varie iniziative messe in atto: soggiorni gratuiti per anziani a Tonara con precedenza per i meno abbienti, corso per la formazione di assistenti geriatriche, costituzione di una cooperativa femminile, organizzazione delle vacanze estive per ragazzi a Arborea, la messa a disposizione dell’Aias di uno spazio dell’edificio scolastico, la promozione di una linea di trasporto pubblico per gli studenti iscritti alle scuole superiori di Sanluri, l’organizzazione di convegni a carattere culturale e sui servizi sociali, la costituzione della sezione comunale dell’Avis e dell’Aido e via dicendo. In questa seconda parte l’inizio delle attività da Sindaco. E’il 1993.

———

Parte I

Parte III

RICORDI DI UN PASSATO… PROSSIMO

Storia di un amministratore comunale per caso

parte II

di Maria Porceddu

..All’approssimarsi delle nuove elezioni, il P.C.I. mi chiede ancora la disponibilità, ma questa volta per l’incarico di sindaco. Accetto, con le paure e i dubbi di sempre, aggravati da una responsabilità tutta nuova che non mi lascia dormire sonni tranquilli.

Vengo eletta con 54 (o 45?) voti in più del mio avversario: sono pochini, si dice, ed è

vero, ma io “ricomincio” da +54 (o +45)!

Locandina elettorale 1993

Il P.C.I. serramannese può andar fiero della sua libertà di scelta:

– per la prima volta una donna proposta ed eletta alla dignità di sindaco;

– per la prima volta i componenti della Giunta sottoposti ed approvati dall’elettorato;

– per la prima volta una Giunta composta al 50% da assessori “tecnici”, cioè scelti dal sindaco anche fuori dalla lista dei candidati.

Sono perfettamente consapevole che non avrò vita comoda!

Ma i dieci anni trascorsi in Consiglio sono stati un’ottima palestra e l’esperienza acquisita mi consente, perlomeno, di assorbire i colpi e trasformarli in re–azioni. Conosco i miei avversari e i miei avversari conoscono me. Semmai, il mio limite più preoccupante è che non essendomi mai capitato prima di fare il sindaco, non saprei proprio bene da dove incominciare. Ma dalla mia “trappola” ormai non sfuggo!

Del resto, anche i trent’anni di insegnamento mi tornano utili. Allenata a voler scoprire e comprendere la psicologia degli alunni, non trovo molte difficoltà a prevedere e accettare pacatamente gli attacchi degli “oppositori”. Capisco la loro rabbia perché so che si sentono sminuiti per doversi rassegnare alla presenza di una donna alla guida del Consiglio Comunale. E che donna! Una che non si è mai occupata di politica e, men che meno, di partiti politici, che, da quel che se ne sa, è cattolica–professante e (ecco l’orrore!) si lascia coinvolgere dal P.C.I.. Non se ne può più! E gli tocca anche trovarsela nella lista dei candidati per le elezioni regionali! Ma questo, lo sappiamo tutti, è un campo minato attorno al quale anche i nemici più irriducibili si accordano per sollevare gli scudi in difesa del “maschio”. Per le donne (e sia pure concesso!), invece, è richiesto il certificato di appartenenza e di fede “partitica”. Osservazione a margine: avete mai notato come reagisce, in genere, un uomo al successo mancato? Scoppia il finimondo e la Magistratura viene chiamata in causa: oggi sappiamo che non è solo una questione di orgoglio ferito!

Ovviamente, non raggiungo il “quorum”, ma la prendo sportivamente.

 

Come ho già detto, dunque, ricomincio da +54 (o +45). Ed ecco i quattro Assessori della mia Giunta, in ordine rigorosamente alfabetico, così come presentati al Consiglio Comunale nella seduta del 6/12/1993:

Luciano Corona: – Assessore esterno – LL.PP. – Servizi Tecnologici – Protezione Civile – Verde pubblico e Arredo urbano

Vittorio Curreli: – Vice Sindaco – Assessore – Sport e tempo libero – Agricoltura – Artigianato

Giuseppe Desogus: – Assessore – Bilancio, Programmazione e Patrimonio – Tributi – Politiche occupazionali – Personale

Maria Rosaria Lasio: – Assessore esterno – P.I. – Cultura – Servizi Sociali

Maria Porceddu: – Sindaco – Urbanistica e edilizia privata – Ambiente e sanità – Polizia Municipale.

A questo punto è per me doveroso rivolgere un pensiero affettuoso e riconoscente a Rinaldo Frau, comandante del Corpo dei VV.UU. di Serramanna, che mi è stato vicino per tutta la legislatura, coi suoi preziosi e competenti consigli, e all’agente Orietta Pitzalis, prematuramente deceduti.

Convoco il primo Consiglio Comunale. L’impatto è traumatico. Entro in aula. Mi si annebbia la vista e, di fronte a me, in una sala affollata come non mai, tra il pubblico, in prima fila, individuo solo una delle mie figlie che mi fissa, con lo sguardo terrorizzato (almeno così mi pare): teme che io non riesca ad aprir bocca. È un attimo, eterno, bruciante e mi dico: «No, non puoi deluderla…». Mi sveglio, mi pare quasi di esser risalita dagl’inferi; saluto il Consiglio Comunale, il Pubblico e dichiaro aperta la seduta. Forse nessuno si è accorto della mia momentanea ipnosi e, comunque, non ho il tempo di pensarci.

Tra due consiglieri della Minoranza scoppia, inattesa, la bagarre: un trucco per mettermi in difficoltà? e sono costretta ad imporre il silenzio minacciando di togliere definitivamente la parola all’attaccabrighe. A questo punto, dal fondo dell’aula si leva una voce: «Signori, si cambia!». Era forse un ferroviere? Non lo so, ma gli devo molto: mi piacerebbe che lo sapesse!Allegato 13

La nuova avventura incomincia. Ritrovo il mio entusiasmo e la voglia di riprendere il lavoro interrotto tre anni prima. Ma tutto appare cambiato attorno a noi.

Negli anni ‘90, si affaccia prepotentemente un gravissimo problema sociale: la mancanza di lavoro. Per i giovani, che non ne trovano nonostante il titolo di studio conseguito, e per gli anziani, che lo perdono per la chiusura di fabbriche e di tante altre attività “storiche”. Eppure, la Sardegna credeva e sperava di riuscire ad affrancarsi dalla povertà endemica che l’ha spesso asservita ad altri “poteri”! E l’industria del turismo purtroppo non basta.

Perciò, non ci lasciamo sfuggire nessuna possibilità di risposta al problema: come finanziamenti regionali per il lavoro e piani per l’occupazione dei cassintegrati. E, giocando ancora una volta di fantasia, gli scavi archeologici in zona “Su fràigu”. I ritrovamenti di tombe e di oggetti vari, oggi custoditi al Museo Archeologico di Cagliari (e perché non ancora a Serramanna?!) aprono finestre interessanti sui primi insediamenti abitativi nella nostra zona. Purtroppo, ancora in troppi siamo convinti che la Cultura e la Storia “non danno pane”, anzi…

E le Amministrazioni successive richiudono le finestre…

È questo grave disagio esistenziale che spinge Silvia, una dodicenne serramannese, a scrivermi attraverso “L’Unione Sarda”. E purtroppo, in molti casi ti devi arrendere all’impotenza.

Resiste ancora, purtroppo, lo spaccio di sostanze che vendono illusioni ai “deboli”.anche se efficacemente contrastato dai Carabinieri. Infatti, il 27 gennaio del ‘95 si conclude una vasta operazione denominata “GANCIO”, per la quale vengono arrestati dei trafficanti di spicco della Trexenta e del Medio Campidano.

L’operazione è coordinata dal Sostituto Procuratore della Repubblica, il dott. Valerio Cicalò, al quale io, come sindaco del comune più grosso e più penalizzato, sento il dovere di esprimre le più vive congratulazioni della Comunità serramannese.

E il dott. Cicalò, un sabato mattina, arriva in incognito in Municipio per salutarmi.

Come dire: ricordi piacevoli e altri molto meno.

Nel mio nuovo ruolo mi affiancano Maria Rosaria Lasio, assessore alla P.I., alla Cultura e ai Servizi Sociali, e altre tre donne in Consiglio Comunale: Rina Atzori, Maria Assunta Corongiu, Paola Medda. Ora possiamo contare su una struttura più adeguata, sia come numero di dipendenti che come spazi utili per l’attuazione delle varie iniziative Con Rosaria Lasio nasce il filone culturale de La via lattea che si ripeterà negli anni.

Ci impegniamo subito a superare la fase di blocco dell’attività amministrativa, dando priorità al settore tecnico, dove i Cittadini richiedono immediati riscontri. L’Ufficio Tecnico non rilascia autorizzazioni edilizie da ben due anni e si provvede alla nomina della nuova commissione edilizia. I LL.PP. (Lavori Pubblici!) si sa, sono croce e delizia per i Comuni e, talvolta, ne determinano anche la paralisi. Sono problemi su cui in Consiglio si giocano i ruoli di Maggioranza e Minoranza e il sindaco deve fare appello a tutte le sue doti di “timoniere” moderato e rispettoso dei ruoli. Riesco in questo impegno? Non lo so. Posso solo dire che le sedute consiliari si svolgono sempre senza schiamazzi e nel rispetto assoluto del Pubblico che mai, se non ricordo male, viene allontanato dall’aula. In fondo, i consiglieri sono tali perché lo rappresentano questo Pubblico!

Allegato 24Eppure, quante volte mi sento dire in Consiglio: «Ma chi ti credi di essere?» (si noti il “ti” dispregiativo) perché talvolta manifesto, a voce o sulla Stampa, o per iscritto nelle delibere, il mio dissenso per il comportamento e le decisioni di certi uffici regionali (per esempio il Comitato di Controllo) o di certi funzionari dello Stato (per esempio il Prefetto di Cagliari) che, a mio avviso, non sono accettabili. Anche il Ministro degli Interni scrive ai Sindaci ed io, educatamente, gli rispondo. E lo faccio perché “mi” credo di essere, anzi! “sono” il sindaco di Serramanna, consapevole delle mie responsabilità ma anche della mia dignità. E se il prefetto di Cagliari, il dott. Catenacci, in una sua lettera, si scusa per il suo sgarbo nei confronti della stragrande maggioranza dei Sindaci della Provincia di Cagliari, il Comitato di Controllo provvede a ridimensionare la furia inquisitrice della Minoranza/Opposizione che chiede, sistematicamente, l’invio al controllo di qualunque deliberazione, anche la più banale.

Ma non trascuro i miei vecchi “amori”: P.I., Servizi Sociali, Cultura.

Con l’assessore Lasio riprendiamo le attività felicemente avviate dieci anni prima. La biblioteca comunale, trasferita nell’edificio restaurato dell’ex–Montegranatico, viene intitolata al prof. Giovanni Solinas, serramannese e docente di Filosofia, per anni, all’Ateneo di Cagliari. Si rende omaggio anche ad un altro “grande” serramannese, il vignettista Franco Putzolu, con la presentazione del suo libro “Penna all’arrabbiata”.

L’altra sua raccolta di vignette, “Sardus Filius”, è già stata presentata nel 1988. Ho stampata in mente l’espressione commossa di Franco, il suo sorriso, che io amo definire “furbetto”, la sua gioia nel constatare l’affetto e l’ammirazione dei suoi concittadini!

Anche per il P.I.P. (Piano per gli Insediamenti Produttivi), arenato ormai da anni, dobbiamo impegnarci a fondo per superare il contenzioso col Ministero e riottenere i finanziamenti. Ma questo è compito specifico dell’assessore Corona e dell’Ufficio Tecnico, che lo portano a compimento con la soddisfazione degli Operatori serramannesi. Nell’edificio di via Rosselli viene inaugurato il Centro di Aggregazione Sociale, cui fa seguito la presentazione del servizio socio–educativo gestito dalla cooperativa “Passaparola”.

Come appare chiaro, il nostro programma di legislatura è strettamente legato alla mia precedente attività di assessore degli anni ‘80/‘90: cioè servizi socio–culturali e recupero dell’identità di storica memoria.Allegato 8

E se nel 1982 si sono poste le premesse per i futuri “servizi sociali” col convegno di cui ho già parlato, ora, nel 1994, si imbocca la seconda direttrice col convegno– dibattito Centro storico – Il recupero dell’identità .

È un po’ un’avventura! Infatti non abbiamo ancora una soluzione logistica ideale per accogliere, oltre alle tante Personalità specialistiche, gli alunni della Scuola Media ai quali il discorso dell’identità storica è particolarmente rivolto. Ma, tant’è! l’interesse in gioco vale i disagi creàtici dall’acustica scadente.

Il programma vagheggiato dall’Amministrazione è magistralmente condensato nel manifesto–invito realizzato da Flaviano Ortu. È come se il campanile, che sta lì da secoli, ci stia aspettando al varco. E noi non lo deludiamo!

Nel programma di recupero della nostra identità di abitatori di quell’antico borgo, rientra anche il recupero de “sa cresi’ ‘e Santa Maria”. Quanta storia è legata a questa chiesetta! E ancora oggi, i più anziani (vedi la scelta oculata dell’aggettivo!) fra di noi, abbiamo nella memoria l’immagine di “tziu Peppinu su Bellu” che entra nelle nostre case e, mostrandoci la Madonnina, sussurra lo storico annuncio: «Santa Maria s’abisìtada!».

Si incentivano le ricerche e gli studi degli alunni della Scuola Media sul centro storico, preso atto che alla maggior parte dei cittadini non è di facile accettazione la legislazione che ne prevede il rispetto e la conservazione. Abbiamo alcuni lavori fatti dalle classi più attive, guidate da docenti straordinariamente motivate, che potrebbero costituire una lettura interessante anche per un “tecnico” appassionato.

Con gli Anziani, siamo al “top”, passatemi l’inglesismo al quale difficilmente io cedo!

L’immagine dell’anziano triste e “arrenconau” (puro sardo!) nell’angolo del caminetto, è quasi scomparsa per fortuna! Gli Anziani, ora, escono, chiacchierano tra di loro e con la società alla quale sentono di appartenere. Si rivalutano, scoprono i loro valori e li propongono. Con l’associazione “Anni d’Argento” e col patrocinio dell’Amministrazione Comunale: è un bel risultato! Poi arriverà anche l’Università della Terza età: ma questa è un’altra storia!

Convegno con il cardochirurgo Valentino Martelli e i dottori Giovanni Dessì e Davide Sarais

Convegno con il cardiochirurgo Valentino Martelli e i dottori Giovanni Dessì e Davide Sarais

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Con la delibera n. 165 del ‘95 la Giunta istituisce il “Mercatino dell’usato”, meglio da noi visto come Mercatino dei ricordi. L’iniziativa, come è facile comprendere, non è da considerarsi come una possibilità di “esposizione – scambio – alienazione di cose proprie usate”, ma piuttosto come un momento socializzante da inserirsi in un arco più ampio di iniziative culturali promosse dalle Associazioni “per la valorizzazione del patrimonio culturale locale…” (dai Criteri di attivazione del mercatino, allegati alla delibera suddetta). Come dire: la vita è cultura e la cultura è vita!

Un altro settore importante della mia attività di sindaco è il rapporto con la ASL per l’istituzione e la salvaguardia dei servizi sanitari nel territorio. Come sindaco del comune più popoloso, sono presidente dell’Assemblea dei Sindaci che hanno competenze ed esprimono pareri sull’organizzazione e la distribuzione in tutta la ASL 6 dei servizi più importanti. Ma voi capite! a 80 anni la memoria può fare cilecca e, per evitare di dare notizie inesatte, scanso l’ostacolo e non ne parlo se non per dire: «Ci siamo fatti rispettare!».

Insomma, la nostra Giunta Comunale è come una “combriccola” di ragazzini (!!!) ipercinetici: sempre in movimento a cercare, a scoprire, a fare qualcosa. E così ci inventiamo anche una indagine per scovare evasori (se ce ne sono) che non pagano la tassa per la R.R.S.U, oggi TARI (o no?!). Di questo si occupa l’assessore Vittorio Curreli, con una “équipe” composta dal responsabile dell’Ufficio Tributi e da due tecnici assunti a tempo determinato con un piano per il lavoro. E si rimpinguano i capitoli di bilancio: il 35% dell’intero ammontare della tassa. L’introito ci consente di non aumentare questo tributo che, altrimenti, avrebbe danneggiato tutti. E mentre il Sindaco si occupa di ricevere cittadini, rispondere a contestazioni, dire perché e percome si devono rispettare le regole, l’assessore Curreli segue la sua indagine e, magari, l’assessore ai LL.PP. è in Regione a sollecitare la conclusione di una pratica di finanziamento: i fondi E.R.P. (Edilizia Residenziale Pubblica), che utilizziamo poi per l’acquisto di edifici “caratteristici” che raccontano la nostra storia passata. E l’assessore ai Servizi Sociali, intanto, che fa? affronta un Pubblico sempre più bisognoso di servizi e di soldi. Non ci sono tempi vuoti!

Senza volerlo, ho svelato il segreto del nostro successo: come realizzare più “cose” contemporaneamente! Ma, si badi bene, io uso il termine “successo” nel suo significato più immediato, cioè nel senso che è successo veramente che, tutti i problemi di cui finora ho parlato, sono stati affrontati, risolti o avviati a soluzione in questi nostri intensissimi quattro anni di governo. La ricetta è semplice: voglia di lavorare (con entusiasmo) e fiducia reciproca tra i componenti della “combriccola”.E l’“exploit” (sono una ex–insegnante di francese che fatica a dimenticare) si può ripetere! Ma di questi edifici acquisiti al patrimonio comunale, restaurati e fruibili, oggi, anno 2014, che cosa ne facciamo? Non possiamo limitarci a strappare le erbacce da “s’imperdau” per scongiurare gli incendi! E della chiesa di San Leonardo, ancora bisognosa di restauri? Non aspettiamo che ci cada addosso come succede per le case “storiche”. Qualcuno, forse, pensa: «Ma faidì su fattu tu’!». Ed è proprio ciò che sto facendo.

Ovviamente, ma secondo una prassi consolidata, il nostro programma non piace a tutti e ne comprendiamo il perché. Perciò c’è anche qualcuno che, dandosi un ruolo di  capopopolo”, organizza raccolte di firme per petizioni di vario genere. In una di queste (prot. n.0976 del 15/2/95) i sottoscrittori, preoccupati per le spese previste per la sistemazione di strade e piazze, chiede “una verifica più attenta alle esigenze della Collettività”. Quasi che la sistemazione degli spazi comuni non rientri tra queste esigenze!

Per contro, don Bruno, parroco di Sant’Ignazio è soddisfatto. Vuoi mettere?! Una processione che si snoda lungo un bel viale nuovo di zecca, col prato verde al centro e le panchine per chi vuole sostare e che, ora, si chiama viale Sant’Ignazio!!! E chi se lo aspettava in tempi così brevi?!

E in attesa della nuova targa stradale, il Parroco mi chiede: «Ma po imui, no dda podeu’ ponni una de cartòcciu?». C’è in calendario la festa del Patrono e, comprensibilmente, gli piacerebbe esibirla questa novità! Don Bruno, abbia pazienza, ma anche Lei ora fa parte della mia “storia”!

Con la stessa deliberazione si modifica anche il nome della piazza su cui si affaccia la chiesetta di Sant’Angelo. Ma è stata dimenticata. Spero che l’attuale Amministrazione, anche in sintonia con la sua recente iniziativa dei “bixinaus”, corra ai ripari: il toponimo “Piazza Venezia”, di storica e brutta memoria, fa a pugni e non rispetta la tradizionale, popolare individuazione che i Serramannesi ancora fanno.

Infatti, se un forestiero chiedesse informazioni su qualcuno che abita in questa zona, sicuramente gli si direbbe: «Arribasa a Sant’Àngiu e sighisi po via Cagliari». E, attenti, non bi’ ‘e Casteddu!

I nostri programmi comunque ci sono: i Cittadini li conoscono perché noi organizziamo assemblee su temi diversi e chiediamo loro di aver fiducia in noi.

Con la delibera n.87 del 7/10/96 affrontiamo il problema del randagismo dei cani che, in numero sempre maggiore scorrazzano nelle strade creando difficoltà ai pedoni e ai veicoli. Il Consiglio decide la costruzione di un canile intercomunale e, con la delibera n. 79 del luglio ‘97, approva l’accordo di programma tra i Comuni che ne prevedono l’utilizzo.

Da quanto fino ad ora detto, appare chiaro che il mio interesse più vivo è sempre per i servizi “sociali”, cioè per tutte le iniziative pensate e dirette alla “persona”, alle sue esigenze e ai suoi bisogni meno “visibili”. Ma, non disperate: continuerò a parlarvi anche di quella parte del programma che, solo apparentemente, ha poco a che vedere coi servizi che solitamente definiamo “sociali”. Del resto, me lo avete chiesto… E poi, può essere che un sindaco dica: questo lo faccio e questo no, perché è troppo impegnativo o non mi piace?!

Quindi continuo il mio viaggio nel passato ma, poiché non voglio annoiarvi, sarà un percorso “à vol d’oiseau” (sono sempre la “ex” di lingua francese, andata in pensione anzitempo per rispettare gli impegni assunti. Oggi ne soffro le conseguenze in termini pensionistici. Indubbiamente sono un elemento in dissonanza con gli schemi attuali!).

Continua nella terza e ultima parte

Elenco allegati:

1)      Richiesta finanziamenti per la chiesa campestre di Santa Maria

2)      Lettera del ministro Maroni ai sindaci (1)

3)      Lettera del ministro Maroni ai sindaci (2)

4)      Lettera del sindaco al ministro Maroni

5)      Locandina convegno centro storico

6)      Lettera di A. Bono (1)

7)      Lettera di A. Bono (2)

8)      Lettera del sindaco a A. Bono

9)      Articolo L’Unione Sarda “Operazione gancio”

10)     Articolo L’Unione Sarda “Mia cara Silvia”

11)     Lettera del sindaco a operatori mercato

12)     Lettera al CO.CI.CO. (1)

13)     Lettera al CO.CI.CO. (2)

14)     Lettera al CO.CI.CO. (3)

15)     Lettera all’Assovetro (1)

16)     Lettera all’Assovetro (2)

17)     Delibera istituzione mercatino detto “dei ricordi” (1)

18)     Delibera istituzione mercatino detto “dei ricordi” (2)

19)     Criteri per l’attuazione del mercatino (1)

20)     Criteri per l’attuazione del mercatino (2)

21)     Locandina “La via lattea” 3a edizione 1996

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Ricordi di un passato..prossimo. Storia di un amministratore comunale per caso. Parte III

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Eccoci alla terza e ultima parte (per ora, poi chissà) del racconto di Maria Porceddu sulla sua esperienza politica. Mentre nella prima parte abbiamo letto della sua esperienza come Assessore (1980-1990), nella seconda abbiamo avuto modo di conoscere parte della sua esperienza da Sindaco (eletta nel 1993; ricordiamo primo Sindaco donna), coadiuvata dagli Assessori Luciano Corona, Vittorio Curreli, Giuseppe Desogus e Maria Rosaria Lasio. Problemi occupazionali, droga, il filone culturale de La via Lattea, nomina della nuova commissione edilizia, intitolazione della biblioteca al prof. Giovanni Solinas, omaggi al vignettista Franco Putzolu, inaugurazione del Centro di Aggregazione Sociale, convegni e studi sul centro storico, attenzione agli anziani, istituzione del Mercatino dell’usato (da riprendere), il rifacimento del viale sant’Ignazio, questi i temi trattati nella seconda parte del racconto. Grazie ancora a Maria Porceddu per queste testimonianze e, in generale, a tutti coloro che hanno speso e spendono tempo e energie per la “cosa” pubblica. Come scrive lei stessa nella lettera di fine mandato (vedasi allegati) “agli adulti, agli amministratori pubblici in particolare spetta il difficile compito di creare e difendere le opportunità di questo progresso umano e culturale, secondo principi di onestà e giustizia” — (Andrea Mura)

Parte I

Parte II

 

RICORDI DI UN PASSATO… PROSSIMO

Storia di un amministratore comunale per caso

parte III

di Maria Porceddu

…Da quanto fino ad ora detto, appare chiaro che il mio interesse più vivo è sempre per i servizi “sociali”, cioè per tutte le iniziative pensate e dirette alla “persona”, alle sue esigenze e ai suoi bisogni meno “visibili”. Ma, non disperate: continuerò a parlarvi anche di quella parte del programma che, solo apparentemente, ha poco a che vedere coi servizi che solitamente definiamo “sociali”. Del resto, me lo avete chiesto… E poi, può essere che un sindaco dica: questo lo faccio e questo no, perché è troppo impegnativo o non mi piace?!

Quindi continuo il mio viaggio nel passato ma, poiché non voglio annoiarvi, sarà un percorso “à vol d’oiseau” (sono sempre la “ex” di lingua francese, andata in pensione anzitempo per rispettare gli impegni assunti. Oggi ne soffro le conseguenze in termini pensionistici. Indubbiamente sono un elemento in dissonanza con gli schemi attuali!).

Vi ho già detto della mia memoria capricciosa, perciò mi appoggio volentieri ai ricordi di Vittorio Curreli, assessore e prezioso collaboratore in Giunta, che essendo molto più giovane di me e non avendo ceduto, come me, al malsano vezzo dell’imperatore Nerone, può trovare ancora, nel suo archivio, il materiale prezioso per una utile riesumazione del nostro passato di amministratori. Per me è una “riscoperta” e chiedo: «Ma, Vittorio, è vero che abbiamo relizzato tutto questo?». «Come no! Ecco le carte!».

Sarebbe lungo elencare singolarmente tutte le opere fatte. Gli increduli possono sempre verificare: il Municipio è aperto a tutti.

Per un rapido sguardo sul programma dei LL.PP.svolto nei 4 anni ad un ritmo “sostenuto” (dovevamo riparare ad un debito verso i Cittadini, per i tre anni persi) inizio citando:

– l’estensione della rete fognaria in varie parti del territorio urbano (per 400 milioni) e

avvio degli allacci ormai non più rinviabili;

– il potenziamento dell’acquedotto comunale e la trivellazione di un nuovo pozzo;

– interventi sugli edifici di culto per circa 527 milioni;

impianti sportivi di Bia Nuraminis (Legge “Italia ‘90”), 664 milioni a fondo perduto, ottenuti ad inizio legislatura: un miracolo di tempismo e, perché no, di favorevoli

costellazioni!;

– l’accesso alla zona artigianale (PIP) e il completamento delle opere di urbanizzazione per £ 1.900.000.000 recuperati dopo una lunga trattativa col Ministero ai LL.PP.;

– interventi su strade e piazze (per esempio, la criticata piazza Gramsci);

l’illuminazione pubblica, per £ 1.335.000.000;

– manutenzione straordinaria di strade (per esempio viale Cimitero);

– il recupero di aree degradate e la sistemazione del verde (viale Sant’Ignazio, Parco Pubblico, via XXV Aprile), che ha visto impegnati 6 lavoratori locali per 3 anni con un finanziamento regionale di £ 1.350.000.000;

– interventi nell’area cimiteriale e costruzione di nuovi loculi per 180 milioni;

– completamento del “Piccolo Teatro” per 130 milioni;

– realizzazione del Centro di aggregazione sociale “Rosselli” (60 milioni);

– abbattimento delle barriere architettoniche in alcuni edifici comunali;

– 6 annualità di Piani per l’occupazione (compresi gli anni 1992 e 1993). Vi hanno lavorato circa 200 operai serramannesi per realizzare diverse opere in tutto il paese;

– nel campo della raccolta dei rifiuti, avviamo il primo progetto per la privatizzazione del servizio in previsione della raccolta differenziata che la legge impone. E siamo ad ottobre 1997.

Per un più completo elenco rinvio agli allegati o ad un accurato controllo della documentazione agli atti del Comune.

Questa legislatura dura, per legge, quattro anni. Siamo, dunque, in dirittura d’arrivo: ma ci sono ancora tante cose da fare, perciò, forse senza rendermene conto (del tutto?!), metto sotto pressione l’ufficio di servizio sociale e, ad un certo punto, Clelia sbotta: «Maria, sei un bulldozer!». Ogni qualvolta mi torna in mente questa esclamazione, sorrido: e non perché non ne abbia colto appieno la sua carica negativa! Non ho dubbi sulla stima che ci lega reciprocamente, assistente sociale Clelia Frongia e Maria Porceddu assessore–sindaco di Serramanna!

Panoramica parrocchiale San Leonardo

Panoramica parrocchiale San Leonardo

Panoramica parrocchiale San Leonardo (1)

Panoramica parrocchiale San Leonardo (1)

È il 1996 e, poiché posso contare sulla piena collaborazione degli altri assessori e degli operatori dei vari settori, mi dedico alla realizzazione di un mio vecchio sogno: abbassare, nella piazza principale del paese, un palazzo di quattro piani, dove nessuno mai potrà abitare i tre superiori perché non costruiti nel rispetto delle leggi e delle norme di sicurezza. A dire il vero, qualche operatore irresponsabile ci tenta pure, in un momento di confusione generale, qualche anno prima. Ma dubito che un serio professionista possa apporre mai la sua firma sotto un tale progetto.

Ogni volta che vedo questo scheletro con le sue aperture buie come orbite senza bulbi oculari, mi vien da pensare a “Tuvixeddu”, con tutto il rispetto che si deve a questo luogo storico e a coloro che lo hanno abitato nel corso dei secoli, compresi quelli che vi si sono rifugiati durante l’ultima guerra.

Quindi, porto in Giunta la mia idea di ridimensionamento del palazzo. Alcuni sono sorpresi più che perplessi e vorrebbero dire no. Ma poi prevale l’assenso e incarico l’assessore ai LL.PP., l’ing. Luciano Corona, di verificarne la fattibilità e preparare la proposta per il Consiglio Comunale.

Non serve fare la cronaca nei minimi particolari. È sufficiente dire che con la delibera n. 46 del 29/4/97 il Consiglio approva l’intero progetto. Il campanile di San Leonardo si prende la sua bella rivincita, con la soddisfazione immensa dell’arch. Vico Mossa che, già al corrente del nostro progetto, mi aveva scritto dichiarandosi «… felice se il Comune riuscirà a fare ciò che nel 1960 non riuscì…».

E l’idea si avvia a diventare realtà!stemma_1

Intanto, anche la proposta dello stemma per il Comune, da noi affidata allo studio dello storico Stefano Pira e all’arte di Flaviano Ortu (vi sono inseriti il campanile di San Leonardo e lo stemma araldico del Conte di Serramanna) viene approvata dal Presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, su proposta del Presidente del Consiglio dei Ministri, il 24 settembre 1997.

Anche la forma ha la sua importanza e noi la rispettiamo.

È tutto qui? Non ne sono sicura.

E infatti ricordo ancora: il piano del traffico e l’ipotesi di una nuova viabilità di cui il nostro territorio urbano ha estrema necessità. La Giunta lavora sulla proposta, ne discute, ma la campana di “fine legislatura” è inesorabile. Gli scenari mutano.

Il piano del traffico resta nella disponibilità di chi subentra: è in un cassetto “politico” in archivio? Volendo, si potrebbe rimetterlo in discussione. E non perché io penso che sia “il migliore da ogni” (come scherzosamente si diceva da ragazzi), ma perché, comunque sia, è frutto dell’impegno di un gruppo di Amministratori cui la Comunità locale ha demandato, sia pure per un breve periodo, l’organizzazione della sua “res publica”. E come tale merita di essere preso in considerazione e giudicato. E, comprensibilmente, aggiornato alle nuove attuali esigenze.

Anche un altro progetto molto importante, già affrontato con le categorie interessate, lasciamo alla Giunta successiva: il problema del riaccorpamento e riordino fondiario. È agli atti del Comune (20332/ATA, 29 settembre 1997) la risposta del Presidente dell’ERSAT che ci dichiara la sua disponibilità per il sostegno tecnico, come egli scrive “in ordine alla Sua richiesta”. Peccato!

Un’occasione d’oro mancata per coloro che son venuti dopo di noi, ma soprattutto per la Comunità. A questo punto, se qualcosa del programma realizzato mancasse ancora perché la memoria mi tradisce, ebbene! concludo dicendo: l’importante è averla fatta.

Dunque, sono entrata in questo mondo “nuovo” nel 1980 da “indipendente”.

Questo mio rapporto col partito di cui evidentemente condividevo e condivido i principi fondanti di giustizia sociale e di rispetto per i meno attrezzati culturalmente, è stato sempre per me un motore vitale. Ma non voglio etichette, se non di carattere “morale”, e non sempre, questo, viene compreso appieno da tutti coloro coi quali lavoro.

Da ciò deriva l’assillo di una parte degli iscritti del P.C.I. serramannese che vorrebbero “annettermi”. E se qualcuno dei più giovani si fa un vanto di comprendere e difendere la mia “indipendenza”, per converso c’è qualcuno della Minoranza/Opposizione che mette in dubbio questa mia fermezza e, nel corso delle riunioni consiliari sussurra, ma non discretamente, al compagno che gli siede affianco: «Custa teni’ giai sa tessera de su Partidu Comunista in busciacca!».

Il mondo è fatto così: c’è chi si attiene scrupolosamente ai fatti e chi, ricco di fantasia, se li fabbrica a suo uso e consumo!

Ai tanti che gli rimproveravano l’intolleranza alle sigle politiche, Marino risponde un giorno: «Prendetela come una deformazione professionale: per me il nome “partito” è solo il participio passato del verbo partire!». E così ha chiuso l’argomento.

Anche in questo sono d’accordo con Marino.

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Incontro con Mons. Pillolla

Ma questa mia “coerenza di pensiero” non piace a molti e, soprattutto, non piace al cosiddetto “Partito ufficiale”. Siamo in periodo di cambiamenti “epocali”. Si attivano ufficialmente le Segreterie locali dei partiti che, in gran segreto (?!), si accordano sul futuro sindaco. Io, sindaco uscente, secondo i “furbetti” del momento dovrei essere lasciata all’oscuro di tutto. E, in nome e per il bellissimo simbolo dell’ULIVO, dovrei tacere e sorridere. Ma purtroppo la mia personalità non me lo consente: io taccio, sì (in fondo, ho fatto l’amministratore comunale perché Marino, mio marito, mi ci ha spinta), ma non sorrido. Anzi, mi sento terribilmente offesa nella mia dignità. C’è qualche amico, anche nel P.C.I., che mi invita a metter su una lista autonoma. Mi dice: «Serramanna ha raggiunto questi risultati grazie a te e alla tua Giunta!». Ma ormai l’incantesimo è rotto: l’amministratore “per caso”, vuole ridiventare moglie e madre per scelta! E tuttavia non posso impedirmi una amara riflessione: quanti “sacrifici umani” si sono consumati nel nome del dio “Ulivo”! e non sempre anche nel nome della buona politica! È sotto gli occhi di tutti!

Per fortuna, nei momenti più neri della mia lunga (ormai!) vita ho il sicuro conforto e il rifugio nella FEDE. E, a questo punto, mi vengono in aiuto quelle bellissime parole del “Padre Nostro” con le quali a LUI chiediamo: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori» e ritrovo il mio sorriso e la mia serenità! E, passeggiando a testa alta per le strade di Serramanna, al braccio di Marino, scopro che sono tantissimi, i Serramannesi e non, che hanno capito e approvato…

1980: Giuseppe Zucca, sindaco uscente e uomo di spicco del P.C.I. serramannese viene, con una delegazione ufficiale, a chiedermi di accettare la candidatura nel P.C.I.. Quando decido di aderire alla richiesta, una stretta di mano suggella il patto tra me e il P.C.I. serramannese. Nel mese di novembre 1997 la parentesi del mio impegno “politico” si chiude.

Stavolta nessuna delegazione ufficiale (e nemmeno sottufficiale!!!), nessuna stretta di mano: Giuseppe Zucca, ormai, non c’è più… Una brutta caduta di stile (e di correttezza) che apre scenari neri per il futuro del P.C.I.–PDS–DS e di tutti i partiti in generale. I fatti attuali confermano…

Questa è la “mia” storia. E la Storia, si sa, si può dimenticare ma non cambiare. E se oggi ne parlo, lo faccio solo per soddisfare la sana e legittima curiosità di chi me lo ha chiesto.

Dunque, alla fine del 1997 rientro a tempo pieno in famiglia, dove mi aspettano altro “impegno” e altri “collaboratori”.

Serramanna luglio 2014

Maria Porceddu Ortu

Ringrazio i miei figli Manuela, Mauro e mio nipote Enrico Garau per la

collaborazione e il sostegno tecnico garantitomi.

—————–

Il materiale, allegato ai “Ricordi…” è costituito da lettere scritte o ricevute da mia nonna, Maria Porceddu, da opuscoli stampati per gli eventi culturali più significativi realizzati nei suoi mandati di assessore e di sindaco, da articoli di Stampa e da atti relativi ai fatti di cui si parla nei suoi “Ricordi…”

Enrico Garau

Ricordi di un passato..prossimo. Storia di un amministratore comunale per caso. Parte I

Ricordi di un passato..prossimo. Storia di un amministratore comunale per caso. Parte II

 Allegati nella parte III:

1)      Panoramica parrocchiale San Leonardo (1)

2)      Panoramica parrocchiale San Leonardo (2)

3)      Lettere dell’architetto Vico Mossa

4)      Cessione d’uso al comune di Serramanna della chiesa campestre di Santa Maria

5)      Delibera approvazione progetto risanamento ambientale delle pertinenze della parrocchiale di San Leonardo

6)      Lettera al prefetto (1)

7)      Lettera al prefetto (2)

8)      Risposta del prefetto

9)      Contatti con la Provincia di Cagliari per il completamento del corso dell’istituto “Scano”

10)     Colonia di Arborea: previsione di ristrutturazione

11)     Lettera del sindaco alle scuole per inizio anno scolastico

12)     Riordino fondiario

13)     Relazione ingegnere su RRSU

14)     Lettera di fine legislatura alle Autorità Scolastiche, ai Parroci e a tutto il Personale del Comune (1)

15)     Lettera di fine legislatura alle Autorità Scolastiche, ai Parroci e a tutto il Personale del Comune (2)

16)     Elenco opere pubbliche di legislatura (1)

17)     Elenco opere pubbliche di legislatura (2)

18)     Elenco opere pubbliche di legislatura (3)

 

Panoramica parrocchiale San Leonardo (1)
Panoramica parrocchiale San Leonardo
Lettere dell’architetto Vico Mossa
Cessione d’uso al comune di Serramanna della chiesa campestre di Santa Maria
Delibera approvazione progetto risanamento ambientale delle pertinenze della parrocchiale di San Leonardo
Lettera al prefetto (1)
Lettera al prefetto (2)
Risposta del prefetto
Contatti con la Provincia di Cagliari per il completamento del corso dell’istituto “Scano”
Colonia di Arborea: previsione di ristrutturazione
Lettera del sindaco alle scuole per inizio anno scolastico
Riordino fondiario
Relazione ingegnere su RRSU
Lettera di fine legislatura alle Autorità Scolastiche, ai Parroci e a tutto il Personale del Comune (1)
Lettera di fine legislatura alle Autorità Scolastiche, ai Parroci e a tutto il Personale del Comune (2)
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Serramanna insolita – Vol. 3, il libro che chiude la trilogia dedicata ai fatti, curiosità, storia e storie della cittadina

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Il libro di ben 212 pagine, tutte a colori, in tiratura limitata, prevista in sole cento copie numerate e autografate singolarmente dall’autore, conclude la trilogia dedicata alla storia della cittadina, e segue il primo volume pubblicato nel 2010 (http://www.aserramanna.it/2010/12/serramanna-insolita-il-libro-su-serramanna/) e il secondo del 2011 (http://www.aserramanna.it/2011/04/serramanna-insolita-vol-2-intervista-a-paolo-casti/).

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Un lavoro di ricerca su fatti e personaggi che hanno caratterizzato Serramanna nel passato recente e remoto. Nel terzo volume della sua opera, Paolo Casti parte dalle conclusioni dei temi trattati nei libri precedenti, con particolare riguardo a Luis Crespí de Valldaura y Cardenal, XIV Conte di Serramanna, intervistato dall’autore e la ricerca sui murales (incentrata prevalentemente sul “Murales degli incatenati” che spicca in piazza Matteotti), con gli interventi del fotografo tedesco Thomas Apitzsch e dello storico Hellmut Haasis.

Un libro dedicato a Serramanna

La parte storica di “Serramanna insolita” punta l’attenzione sul costume tradizionale serramannese e sui tempi del boom economico, quando la cittadina era definita “la piccola Parigi”. Pregevole anche l’introduzione firmata dall’Amministrazione Comunale di Serramanna che “..intende innanzitutto ringraziare l’Autore per questo interessante libro ed in secondo luogo complimentarsi con Lui sia per l’indiscutibile qualità delle sue ricerche storiche e sociali sia per il particolare “taglio” che ha voluto dare ai suoi lavori […] ciò che più colpisce del ricchissimo e variegato “affresco” che il Signor Casti esegue della storia, delle tradizioni e delle specificità di Serramanna è infatti la centralità e l’attenzione riservate alle eccellenze serramannesi, siano esse di natura culturale, artistica o produttiva […] Riteniamo questo giusto accento, questa meritata considerazione nei confronti di ciò che Serramanna può offrire, un grande merito del Signor Paolo Casti, il quale, pur non risiedendo più nel nostro paese, dimostra una lucidità analitica ed una passione per la propria comunità assolutamente encomiabile […] Le ricerche storiche sul Conte di Serramanna, che ci ricordano il nostro rispettabile passato, l’excursus sul movimento muralista, che ha proiettato Serramanna in una dimensione Europea, le biografie dei tanti giovani talenti, che animano e nobilitano con la loro arte la nostra realtà sociale, i racconti dei nostri concittadini emigrati all’estero in cerca di lavoro, che a distanza di anni ricordano con affetto il nostro amato paese, sono a nostro avviso tanti modi per ricordarsi che essere Serramannesi è e deve essere un vanto”.

L’autore stesso nella nota introduttiva dice:

serramanna insolita (2)«Sino a non tanto tempo fa il territorio di Serramanna era ricco di vigneti, campi di grano, pomodori e carciofi, e conseguentemente una florida industria vinaria e conserviera; c’era una radio, due cinema, e mille altre attività produttive. Negli ultimi trent’anni si è invece assistito ad una crisi generalizzata che ha portato Serramanna, come tanti altri centri del Campidano e della Sardegna, a spopolarsi a causa del triste fenomeno dell’emigrazione. Son tantissimi infatti i giovani serramannesi che in cerca di lavoro hanno dovuto abbandonare il loro paese natale.

Serramanna ha conosciuto sicuramente tempi migliori, ed è stata culla di movimenti culturali anche di spessore, basti pensare al “movimento muralista” degli anni ’70, di cui purtroppo rimangono solo scolorite testimonianze. Ha subito e subisce la piaga della droga, come forse succede nei paesi che troppo velocemente si trasformano in cittadine, e assiste soprattutto ultimamente al dilagare della microcriminalità. Per rendersene conto è sufficiente leggere i titoli di alcuni articoli pubblicati sul quotidiano “L’Unione Sarda” riguardanti Serramanna.

Aldilà di questi episodi di cronaca, che hanno la loro importanza ma non bastano a descrivere la realtà sociale serramannese, esiste un’altra Serramanna, che troppo spesso viene dimenticata dai giornali e dagli stessi serramannesi.

Serramanna brulica di persone che, nei più svariati campi (arte, musica, pittura, letteratura o fotografia), dimostrano che a Serramanna c’è vita, ci sono idee, stimoli, creatività, talento. Non è vero che a Serramanna non c’è nulla, anzi, c’è tanto e ci son tante persone che meritano attenzione, che si danno da fare e non stanno seduti da una parte a dire “tanto non c’è nulla”, “c’è crisi”, “il paese non mi offre opportunità” e così via, ma hanno preso la loro vita in mano e cercano di dare valore alle proprie conoscenze, passioni e abilità.

Da qualche anno non abito più a Serramanna, ma non per questo ho perso il legame con il mio paese natale, anzi; tutt’oggi quando qualcuno mi chiede di dove sono, mi viene spontaneo rispondere che “sono di Serramanna”, anche con un certo orgoglio, devo ammettere. Come spesso accade, chi vive all’interno di un determinato contesto non riesce a giudicarlo oggettivamente: osservare un panorama da lontano invece permette di coglierne tutte le sfumature.

Ed ecco lo stimolo che mi ha spinto a scrivere il terzo ed ultimo capitolo delle mie ricerche e dei miei “racconti”: utilizzare la mia posizione di osservatore ahimè “esterno” per delineare una panoramica di Serramanna che voglia sottolinearne non solo le criticità ma anche le tante risorse, dando ampio spazio e talvolta voce a chi solitamente non viene dato spazio e a storie che i più purtroppo ignorano».

#serramannainsolitaselfie

serramanna insolita selfie

Notevole successo ha riscosso il #SERRAMANNAINSOLITASELFIE di cui è possibile ammirarne qui la galleria:

https://www.facebook.com/media/set/?set=a.243366692532128.1073741830.239967669538697&type=3

Traccia del libro

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Come detto, si parte dalle conclusioni dei temi trattati nei libri precedenti, con particolare riguardo a Luis Crespí de Valldaura y Cardenal, XIV Conte di Serramanna, che finalmente l’autore è riuscito a contattatore ed intervistare e la ricerca sui murales, incentrata prevalentemente sul “Murales degli incatenati”, con gli interventi dei fotografi tedeschi Thomas Apitzsch e soprattutto l’illustre storico Hellmut Haasis per poi spostarsi verso una parte storica con la descrizione del costume tradizionale serramannese, del perché Serramanna sia definita “la piccola Parigi” o del perché della “curva del Tenente” nella S.S. 196 (dir Serramanna – Samassi) o ancora dell’Harder Times, il movimento partito proprio da Serramanna, fino ad arrivare alle sculture andate perse di Giovanni Simbula e una breve digressione col raffronto tra la superstizione del rito de “s’ogu pigau” e la religiosità de “S’Incontru”.

Una parte corposa è dedicata a storie di serramannesi, partendo dalle vicende del finanziere Mancosu nella II Guerra Mondiale insignito col suo battaglione della “Medaglia d’Argento al Valor Militare allo Stendardo”, passando per il campione di karate Giorgio Carcangiu, i graffitari moderni Francesco Virdis, Giuseppe Todde e Attilio Medda e tante storie di emigrazione e rivalsa, una per tutti la bella storia di Sergio Steri per poi passare agli “artisti” nel campo della fotografia, come Michela Medda, della regia e della musica (Bujumannu e il compianto Cristian Nocco) passando per gli scrittori e le scrittrici dei giorni nostri (Francesca Murgia – http://www.aserramanna.it/2014/01/francesca-murgia-sogni-stelle-e-sussurri-il-libro-che-non-scrivero-mai/, Debora Zucca – http://www.aserramanna.it/2013/05/altre-storiedi-maria-debora-zucca/ etc), per concludere con alcune storie imprenditoriali di successo come quella della “dinastia” Collu, lo spirito imprenditoriale di Sandro Bandinu che gestisce una società di navigazione coi battelli a vapore stile Mississippi e di “Lello” Scamuzzi sbocciato con successo a Cape Town e finendo con “Serramanna vista da…” un falco e un’americana.

Dove trovare il libro

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Il libro “Serramanna insolita – Fatti, curiosità e ricerche…” – Vol. 3 è in vendita presso l’edicola di LISCI FIORELLA di Via XXV Aprile snc (di fronte al Parco Comunale) e presso EDICOLART di Noemi Lisci in Corso Europa (fronte ex Mercato Rionale) a Serramanna.

È inoltre possibile acquistarlo online, cliccando qui:

http://ilmiolibro.kataweb.it/schedalibro.asp?id=1071943.

Il Sardo: Lingua o Dialetto?

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Quando si affronta la ”spinosa” questione se il sardo sia una lingua o un dialetto è importante innanzitutto non essere emotivi né faziosi. Di solito la querelle arriva sulle colonne dei giornali quando un giudice decide l’inattendibilità di una testimonianza se espressa in sardo, o quando un politico stabilisce che, in quanto dialetto, il sardo non può essere utilizzato in un documento ufficiale. Sia il giudice che il politico, probabilmente per avere un grattacapo in meno, cadono nella faziosità, e non esitano a liquidare la questione del sardo con snobismo e superficialità.

D’altra parte chi si sente profondamente radicato nella cultura sarda rischia di farsi coinvolgere emotivamente e considerare il sardo una lingua un po’ per partito preso, senza sentire il bisogno di motivare le proprie convinzioni.

Per affrontare efficacemente questa materia dobbiamo prima cercare gli strumenti più adatti e quindi prepararci ad accettare serenamente i risultati della nostra indagine, al di là di ciò che il nostro cuore desidera. Esistono numerosi e diversi approcci allo studio di lingue e dialetti, nel nostro caso io preferisco quello della scuola britannica, in quanto trovo che il sardo e l’inglese abbiano dei parallelismi interessanti.

Prima di tutto vorrei chiarire che non possiamo fare dei discorsi sul linguaggio se non lo leghiamo alle persone che lo parlano: le caratteristiche e la diffusione di una lingua non sono elementi a sé stanti ma dipendono totalmente dal popolo che la parla e dalle sue vicissitudini politiche. Noi ragioneremo tenendo sempre questo in mente.

Cercare di definire cosa è lingua e cosa è dialetto può portarci in molte direzioni, l’approccio inglese ci aiuta a evitare inutili bivi in quanto va dritto al cuore del problema suggerendo l’idea che un dialetto è una variante locale di una lingua che ha una forma standardizzata. Una lingua standardizzata è la lingua che risponde ai bisogni linguistici di uno stato centralizzato, che la utilizza in istituzioni amministrative, educative, religiose, una lingua sviluppata in tutte le sue possibilità, percepita (del tutto arbitrariamente) come pura e autentica, che conferisce prestigio a chi la padroneggia. Ma se consideriamo dialetto una variante di una lingua standardizzata, allora è immediatamente escluso che il sardo possa essere un dialetto dell’italiano, prima di tutto per motivi cronologici, in quanto veniva parlato secoli prima che l’italiano avesse una forma standard. Il sardo fa parte invece delle lingue neolatine come l’italiano, il francese, il portoghese, lo spagnolo, il rumeno, al punto che più di tutte le altre ricorda nelle sue strutture la lingua d’origine. Come si vede, basta cominciare ad approfondire la questione per arrivare alla sua soluzione, il problema esiste solo a livello superficiale, di chiacchera da bar, o sollevato dall’arroganza interessata di qualcuno, un po’ come la presunta rivalità fra i Beatles e i Rolling Stones, che faceva comodo ai giornali ma che in realtà era inesistente. Ecco perché l’aggettivo spinosa della prima frase è virgolettato.

È più interessante e utile cercare di capire che tipo di lingua sia il sardo. Parlavo prima di parallelismi fra questo idioma e l’inglese. Come il sardo, l’inglese veniva parlato in un’isola che aveva diversi centri di potere indigeni senza che nessuno di loro fosse in grado di imporre il proprio dominio a tutto il territorio. In ciascun regno l’inglese veniva parlato con caratteristiche diverse, e questa situazione è andata avanti per secoli anche dopo l’unificazione politica del 1066 ad opera dei francesi, in quanto la lingua standard, quella che doveva essere condivisa da chi faceva parte delle istituzioni, era il francese, mentre l’inglese, parlato fuori dai circuiti ufficiali dello stato, continuò a esistere sotto forma di varianti regionali. Quando finalmente in Inghilterra la monarchia passò da mani francesi a mani inglesi, una di quelle varianti divenne una lingua standardizzata, capace di rispondere a tutte le necessità di uno stato moderno, venne insegnata nelle scuole, fissata nelle sue regole, le varianti dialettali cominciarono a essere considerate scorrette e poco prestigiose, il loro uso venne scoraggiato.

Il sardo a mio parere si trova nella situazione dell’inglese del 1300. L’Inghilterra però a un certo punto ha avuto una unità politica non imposta da uno stato straniero e quindi ha potuto selezionare una lingua standard fra i vari idiomi locali, mentre questo in Sardegna non è mai avvenuto. Ricordiamo sempre che una lingua si afferma solo quando viene parlata da un gruppo di persone che sono capaci di imporre la propria autorità politica (vedasi la diffusione dell’Inglese nel mondo nei due secoli passati). La mancanza di un centro di potere indigeno impedì quindi la nascita dell’esigenza di selezionare una variante linguistica sarda che prendesse il sopravvento sulle altre, rendendo così permanente la convivenza delle diverse forme di sardo. La situazione linguistica attuale è che la lingua standard, quella delle istituzioni, in Sardegna è l’italiano, che ci piaccia o no, mentre il sardo, in forme diverse a seconda della propria appartenenza geografica, viene utilizzato ( meno di quanto sarebbe auspicabile) per i bisogni ordinari delle persone. Siamo in una situazione che viene definita bilinguismo diglossico, con una lingua utilizzata nei domini linguistici alti e una utilizzata nei domini bassi. Ciò naturalmente non significa che qualcosa ci vieti di promuovere e utilizzare il sardo anche in contesti ufficiali, in forma sia orale che scritta.

Queste considerazioni dovrebbero suggerire cautela anche quando in ambito regionale si cerca affannosamente di isolare una varietà di sardo che possa essere rappresentativa di tutta l’isola e quindi essere utilizzata in occasioni formali. Si sentono quindi i soliti discorsi arbitrari a favore di una lingua che possa essere standard, si parla di maggiore o minore purezza, autenticità etc. Alternativamente qualcuno propone di dar vita a tavolino a una lingua che contenga elementi comuni a tutte le varianti, ma è già stato dimostrato che questo tipo di operazione è fallimentare (vedi il caso dell’esperanto), sappiamo quali sono i veri fattori che determinano il successo di una lingua. È quindi sterile immaginare una nuova forma di sardo o fare una scelta in favore di una delle sue varianti.

Alla luce di questi ragionamenti la presunzione di poter cambiare il corso naturale di una lingua appare chiaramente come una mera illusione. Non solo, è anche un desiderio perfettamente inutile, ricordiamo che una lingua non standardizzata non è per questo inferiore o peggiore rispetto a una che lo è, semplicemente risponde a bisogni linguistici diversi. In conclusione il sardo non ha niente da emendare, è una lingua che come tutte le altre è lo specchio della storia del popolo che la parla, deve quindi esserci caro proprio per questo, ed essere ritenuto un altro regalo prezioso di un’isola orgogliosamente non standardizzata.

Mauro Sanna

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